In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che dal 1988 ricorre ogni 1° dicembre, la sezione lombarda del Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza (Cnca) e il Coordinamento regionale Case alloggio (Crca) richiamano l’attenzione sul ruolo ancora centrale delle strutture residenziali dedicate alle persone con Hiv/Aids e sulla necessità di garantirne la stabilità e la capacità di rispondere ai bisogni delle persone accolte. Tra queste anche la casa “Teresa Gabrieli” di Milano e la “Don Isidoro Meschi” di Lecco, entrambe inserite nel sistema di Caritas Ambrosiana. A fotografare la situazione attuale è l’infettivologo Giovanni Gaiera, presidente pro-tempore del Crca Lombardia: “L’infezione da Hiv non è scomparsa”, mentre “di Aids si muore ancora”, sottolineando poi come molte diagnosi arrivino tardi, spesso solo dopo la comparsa dei sintomi. Secondo Gaiera, il segnale che “non possiamo abbassare la guardia sulla prevenzione e sull’accesso tempestivo ai servizi”, elementi decisivi per gestire efficacemente la malattia. Le Case alloggio – piccole comunità nate negli anni Ottanta come luoghi di vita più che come strutture sanitarie – continuano ad accogliere persone con percorsi segnati da fragilità, offrendo assistenza sociosanitaria, supporto psicologico e accompagnamento educativo. “Buona parte dei nostri ospiti arriva da storie di tossicodipendenza, di carcere, di strada e di prostituzione”, aggiunge il medico, rilevando come lo stigma continui ad avere conseguenze concrete nell’accesso alle cure, fino al punto che “quando devono sostenere un esame di tipo invasivo […] nella maggior parte delle strutture sanitarie continuano ad essere esaminati per ultimi”. In questo quadro, Cnca e Crca, insieme al Coordinamento italiano delle case alloggio (Cica), sollecitano un’attenzione costante al sistema delle Case alloggio, considerato un tassello utile per la presa in carico delle persone con Hiv/Aids e per il contrasto a forme di marginalizzazione ancora presenti.