Camaldoli: Menozzi (storico), da Bergoglio a Prevost l’impegno per la pace in un contesto geopolitico critico

(dall’inviato a Camaldoli) Al convegno in corso, fino a domani, a Camaldoli, su “Cristianesimo coscienza dell’Europa”, sono previste oggi due sessioni. La prima su “Cancel culture e wokismo, sfide al cristianesimo” e “Metamorfosi dell’immagine di Dio nella cultura europea”; la seconda, nel pomeriggio, con interventi su “Ecumenismo come ermeneutica delle Chiese” e “Pace come ermeneutica dell’Europa”.
Nel pomeriggio di ieri, invece, lo storico Daniele Menozzi (Normale di Pisa), ha portato una riflessione sui primi mesi di pontificato di Papa Leone in relazione, in particolare, alla politica internazionale. La premessa da cui è partito Menozzi è l’eredità, in questo ambito, del Concilio Vaticano II e del discorso di Paolo VI alle Nazioni Unite del 1965, “in base alla quale la Santa Sede assicurava il proprio sostegno alla composizione pacifica dei conflitti e al rispetto dei diritti umani. Ciascuno con i propri accenti, i pontificati successivi si sono mossi – ha sostenuto Menozzi – entro questo solco”; ma “a partire da Papa Francesco, e ora al tempo di Leone XIV, il quadro internazionale è profondamente mutato: accentuata crisi dell’Onu, fine del multilateralismo, affermazione della politica della forza e dell’interesse particolare”.
Limitando l’analisi alle posizioni espresse da Leone XIV in tema di guerra e pace, Menozzi ha sviluppato tre aspetti: il confronto con Francesco; le affermazioni relative alle guerre in corso; alcuni elementi relativi agli Stati Uniti, alla Cina e alla Unione europea. Sul primo aspetto, “Francesco aveva espresso sia continuità sia innovazione con il magistero precedente: aveva condannato la sacralizzazione della violenza bellica, valorizzato la preghiera per la pace come via per mutare l’animo degli uomini, chiesto l’aiuto umanitario indistintamente per tutte le vittime della guerra, utilizzato la diplomazia vaticana per contribuire alla soluzione pacifica dei conflitti”. Leone XIV, secondo Menozzi, ha proseguito su queste linee: “Pensiamo all’affermazione che solo la pace è santa; alla risemantizzazione del rosario in favore della pace; alla disponibilità data affinché la ‘Global Sumud Flotilla’ utilizzasse i canali della Chiesa cattolica per far giungere a Gaza gli aiuti umanitari; alla raccomandazione che si riapra un’età negoziale”. Infine, “là dove Francesco aveva introdotto il tema della nonviolenza attiva in vista di un superamento della teoria della ‘guerra giusta’, ha incoraggiato l’avvio nella Chiesa di una ‘pedagogia della nonviolenza attiva’”.
Sulle guerre in corso, secondo Menozzi “Leone XIV ha dato vita a varie accentuazioni. In primo luogo, ha fatto mostra di non dimenticare la molteplicità delle guerre in corso, ben oltre i due teatri che occupano le prime pagine. Rispetto allo scontro russo-ucraino, ha affermato con chiarezza che la Nato non ha iniziato alcuna guerra. Continuità con Francesco anche sulla guerra israelo-palestinese, con il sostegno alla via diplomatica, la richiesta di liberare gli ostaggi e di consentire che giungessero a Gaza gli aiuti umanitari”. In generale si può dire, secondo Menozzi, “che l’enfasi viene posta sul rispetto del diritto umanitario internazionale, che si oppone alle deportazioni, all’uccisione di civili, alle punizioni collettive”.
Infine, Menozzi registra la divergenza del “Papa americano” dalla politica estera del presidente Trump “in quanto contraria al multilateralismo e favorevole al riarmo anche nucleare. Nei rapporti tra Santa Sede e Cina, che non riguardano tanto la politica estera quanto quella interna di Pechino verso le confessioni religiose, Leone XIV pare voler continuare sulla linea dei piccoli passi, in attuazione dell’Accordo provvisorio del 2018. Da ultimo, si può leggere una continuità di Papa Prevost con Papa Bergoglio anche nelle finora rare parole pronunciate in riferimento all’Unione europea, tra preoccupazione per la perdita della forza attrattiva degli ideali che hanno ispirato il progetto europeo e fiducia nella vitalità dell’opera avviata da Adenauer, De Gasperi e Schuman”.

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