(dall’inviato a Camaldoli) “Nel cristianesimo, la considerazione della storia è irriducibile. Innanzitutto, perché il suo canone sancisce una dialettica tra l’antico e il nuovo. Inoltre, perché mette in primo piano un’operazione che ha avuto luogo nel cuore del mondo, in relazione alla figura del Cristo Gesù, un’operazione che deve sempre rinnovarsi secondo il corso del tempo, delle società e delle culture”. Nella sua relazione a Camaldoli, Pierre Gisel ha spiegato: “Il cristianesimo non è fuori dal tempo né fuori dal mondo. Tuttavia, si è scivolati troppo facilmente nella visione di un’origine da ritrovare e di una storia da misurare in termini di fedeltà e infedeltà. Siamo pronti alle riforme, ma articolandole a un’origine che, correttamente interpretata, potrebbe valere come vera in quanto tale. Puntiamo su un momento fondatore da perseguire oppure su un kerygma da attualizzare”.
Articolata, a questo punto della relazione, il rapporto, fondativo fra tradizioni e memoria, considerando che “il gioco fatto di tradizioni e memorie è al centro del cristianesimo. […] Il cristianesimo è una tradizione che si è costituita progressivamente. E se rimanda a Gesù di Nazaret, non è l’unica. Anche l’islam integrerà Gesù nel Corano, naturalmente con caratteristiche proprie”.
Infine, da parte di Gisel, un affondo sulle “controproposte alla cancel culture”: “verso un nuovo paradigma?”. “Per cominciare, non conviene cancellare, ma pluralizzare le narrazioni: lasciare al loro posto i monumenti che ricordano figure oggi screditate ed erigere, in contrasto, le figure di un altro lato della storia, cadute nell’oblio e da riportare all’onore”.
“Ciò che deve essere restituito del passato deve poi essere valutato in relazione a ciò che ha generato, volutamente o meno. Per quanto riguarda il cristianesimo, qui preso come esempio paradigmatico, si esaminerà la sua tradizione come una serie di prese in carico di questioni umane e sociali. […] Subito dopo, si analizzeranno le rispettive forze e debolezze delle proposte avanzate. Ciò avverrà mediante il confronto con altre proposte relative alla stessa serie di questioni”. Infine, “l’attenzione si concentrerà, all’interno di un determinato contesto socioculturale”. Gisel ha sottolineato: “Non nascondo i cambiamenti che un simile modo di procedere apre o presuppone. In ogni caso, si tratta di un cambiamento di paradigma nel modo in cui il cristianesimo comprende se stesso”.