(dall’inviato a Camaldoli) “Tra cancel culture e wokismo: sfide del cristianesimo. Memoria, tradizione e coscienza storica della fede”: Pierre Gisel, professore emerito di teologia sistematica alla Facoltà di teologia e scienze delle religioni dell’Università di Losanna (Svizzera), ha tenuto un’ampia relazione su un versante culturale piuttosto inesplorato aprendo questa mattina la quarta sessione del convegno promosso da Il Regno, Comece e Comunità monastica di Camaldoli. Cancel culture (cultura della cancellazione, talvolta resa anche come cultura del boicottaggio e iconoclastia) e wokismo (espressione che indica una forma di consapevolezza delle ingiustizie sociali, delle discriminazioni, del razzismo) nascono soprattutto negli Usa, anche con risvolti sociali e politici, ma giungono sulle sponde europee dell’Atlantico, interrogando non solo la cultura europea ma anche le religioni, e segnatamente il cristianesimo.

(Foto Università di Losanna)
Gisel si è mosso in questa prospettiva affermando anzitutto che “la cultura dell’annullamento o della cancellazione (cancel culture) è un fenomeno tipico della contemporaneità e deve essere interpretata come appartenente a questo contesto, rivelandone anche i tratti decisivi. È opportuno denunciarla, ma non assumere una posizione contraria semplicemente difendendo le posizioni tradizionali che essa mette in discussione. Ritengo che sia necessario superare le opposizioni termine per termine, allontanarsene e riprendere nel merito ciò che è, può e deve essere il nostro rapporto con la storia”. Il relatore ha dunque ripreso il tema del rapporto con la storia, “rivedendo ciò che in passato si è intrecciato e che oggi può nuovamente intrecciarsi col cristianesimo. Innanzitutto, perché il cristianesimo è al centro dei processi istruiti dalla cancel culture; i destini dell’Europa, con le sue estensioni, e i destini del cristianesimo sono infatti legati, di fatto e in ciò che viene messo in evidenza dalla cancel culture. In secondo luogo, perché il cristianesimo è un palcoscenico particolarmente adatto per mostrare come si sviluppa un rapporto con la storia, con le sue vicissitudini, che sono tutte significative dal punto di vista umano e sociale”.
Per Gisel “i riflessi che la cancel culture cristallizza sono oggi al centro delle nostre società, con ciò che vi si manifesta come una rottura col passato, o semplicemente come un’indifferenza nei suoi confronti. Il fatto è che questo passato è gravato da troppi crimini, violenze, repressione delle differenze, siano esse di genere, razza o cultura. Crimini e violenze che la storia ereditata – quella dei vincitori – ha represso e ricoperto con una visione idealizzata e ingannevole”.