“L’amore di Cristo crocifisso e risorto ha trasfigurato la morte: da nemica l’ha fatta sorella, l’ha ammansita”. Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia della messa presieduta nella basilica di San Pietro in suffragio di Papa Francesco e dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno. “E di fronte ad essa noi non siamo tristi come gli altri che non hanno speranza”, ha commentato Leone XIV: “Siamo addolorati, certo, quando una persona cara ci lascia. Siamo scandalizzati quando un essere umano, specialmente un bambino, un ‘piccolo’, un fragile, viene strappato via da una malattia o, peggio, dalla violenza degli uomini”. “Come cristiani siamo chiamati a portare con Cristo il peso di queste croci”, ha proseguito il Pontefice: “Ma non siamo tristi come chi è senza speranza, perché anche la morte più tragica non può impedire al nostro Signore di accogliere tra le sue braccia la nostra anima e di trasformare il nostro corpo mortale, anche il più sfigurato, ad immagine del suo corpo glorioso”. “Per questo, i luoghi di sepoltura, i cristiani non li chiamano necropoli, cioè città dei morti, ma cimiteri, che significa letteralmente dormitori, luoghi dove si riposa, in attesa della risurrezione”, ha osservato il Papa. “L’amato Papa Francesco e i fratelli cardinali e vescovi per i quali oggi offriamo il Sacrificio eucaristico, questa speranza nuova, pasquale, l’hanno vissuta, testimoniata e insegnata”, ha concluso: “Il Signore li ha chiamati e li ha costituiti quali pastori nella sua Chiesa. Possano le loro anime essere lavate da ogni macchia ed essi risplendere come stelle nel cielo”.