La Custodia di Terra Santa “vive grazie alle offerte dei fedeli di tutto il mondo. La maggior parte di queste offerte non proviene da grandi benefattori, ma da persone semplici: famiglie, anziani, giovani, parrocchie che hanno ‘due spiccioli’ da offrire, ma li donano con amore. Queste offerte non sono solo un sostegno economico: sono un patrimonio da custodire, perché per tutti loro costituiscono un legame di comunione, una carezza, un atto d’amore per la Terra di Gesù”. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, che ieri ha celebrato la messa al convegno internazionale dei Commissari di Terra Santa che si chiude oggi a Gerusalemme. Nell’omelia, pervenuta al Sir, commentando il brano dell’obolo della vedova, il patriarca ha sottolineato che “in un tempo in cui tutto è visibile, misurabile, quantificato, il Vangelo ci ricorda che la logica di Dio è diversa: Dio misura ciò che non si vede, valuta ciò che è nascosto, guarda la qualità dell’amore”. Da qui discende il ruolo dei Commissari, “essere garanti della fiducia dei poveri e trasformare il dono nascosto delle tante ‘piccole vedove’ del mondo in sostegno concreto”. Ma, ha aggiunto, “non siete solo sostenitori della Custodia. Ovunque svolgiate il vostro ministero, siete chiamati a portare conforto e consolazione, a far riconoscere e far rincontrare Cristo incarnato. Portare la Terra Santa nel mondo significa portare Cristo. Il vostro servizio è pura evangelizzazione”. “Oggi più che mai, in una Terra Santa ferita da violenze, divisioni e incertezze – ha ricordato Pizzaballa- il vostro ruolo è prezioso: siete luoghi di comunione, ambasciatori della Chiesa di Gerusalemme verso la Chiesa universale. Portate sostegno, ma anche vicinanza; risorse, ma anche speranza; organizzazione, ma anche spiritualità”. La presenza dei commissari qui in Terra Santa, ha aggiunto, “è segno di speranza per tanti cristiani che guardano a Gerusalemme come fonte di luce e di unità. Vi invito, dunque, a portare nel mondo non solo il ricordo della Terra Santa, e a parlare non solo del conflitto e del dolore che la soverchia, ma anche del suo messaggio di pace, dialogo e fraternità che avete certamente incontrato nelle tante persone che ancora qui sono capaci di questa testimonianza”.