In occasione del Giubileo dei detenuti, in programma il prossimo 14 dicembre, venerdì 12 dicembre torna nel carcere romano di Rebibbia, sezione femminile, la seconda edizione dei “Giochi della speranza”, la “piccola olimpiade in carcere” promossa dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e dalla rete Sport & Legalità, con il patrocinio del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

Dopo il successo dell’esordio di giugno (qui l’intervista con Daniele Pasquini, presidente della Fondazione), l’iniziativa ribadisce il valore dello sport come strumento di rieducazione, dialogo e inclusione. “Lo sport – spiega Pasquini – non è solo competizione, ma un’opportunità per migliorare la qualità della vita dei detenuti, educare alle regole e alla convivenza”. Sulla stessa linea Sergio Sottani, procuratore generale a Perugia e presidente della rete Sport & Legalità: “In carcere lo sport diventa strumento di rinascita: insegna rispetto, collaborazione e umanizza la pena”. Per il giudice Fabrizio Basei i Giochi rappresentino una “concreta attuazione della funzione rieducativa della pena”, mentre Ernesto Napolillo (Dap) evidenzia la necessità di linee guida per diffondere attività sportive negli istituti, soprattutto femminili, dove i dati risultano ancora più carenti. Suor Alessandra Smerilli, segretario Dicastero servizio sviluppo umano integrale, sottolinea che lo sport in carcere è “esperienza di libertà possibile, di fiducia restituita e di speranza”.
La manifestazione vedrà quattro squadre – detenute, polizia penitenziaria, magistrati ed esponenti della società civile – sfidarsi in calcio a 5, pallavolo, atletica, tennis tavolo e calcio balilla. Un modello replicabile, capace di attraversare simbolicamente le mura e riaffermare che lo sport, come la speranza, non conosce confini.