“Tante volte mi domando perché, pur essendoci chiarezza nelle Sacre Scritture a proposito dei poveri, molti continuano a pensare di poter escludere i poveri dalle loro attenzioni”. A chiederselo è il Papa, nel secondo capitolo della “Dilexi te”, in cui sottolinea che l’opzione preferenziale per i poveri è per Dio, per le Scritture e per Gesù “una scelta di campo” da cui “traspare il valore intrinseco del rispetto per la persona”. “Chiunque, perfino il nemico, si trovi in difficoltà, merita sempre il nostro soccorso”, afferma Leone XIV. “Il primato di Dio nell’insegnamento di Gesù si accompagna all’altro punto fermo che non si può amare Dio senza estendere il proprio amore ai poveri”, scrive Leone, tracciando un parallelismo tra la povertà di Gesù e la condizione di ogni povero ad ogni latitudine: “Si tratta della stessa esclusione che caratterizza la definizione dei poveri: essi sono gli esclusi dalla società. Gesù è la rivelazione di questo privilegium pauperum. Egli si presenta al mondo non solo come Messia povero, ma anche come Messia dei poveri e per i poveri”. “La Chiesa deve essere la Chiesa delle beatitudini”, il mandato per la comunità ecclesiale. Sì alle opere di misericordia, no al “rischio di vivere le nostre relazioni nella logica del calcolo e del tornaconto”, l’indicazione di rotta, sulla scorta della vita delle prime comunità cristiane.