“Ho vissuto in una famiglia cattolica, dove mia madre e mio padre erano molto attivi in parrocchia. A mia madre, negli anni Settanta, quando si parlava molto di uguaglianza tra uomo e donna, è stato chiesto: ‘Volete essere uguali agli uomini?’. E lei ha risposto: ‘No, perché noi siamo già migliori’. E non lo diceva scherzando”. A raccontare l’aneddoto personale è stato il Papa, dialogando a braccio in Aula Paolo VI con i partecipanti al Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione. Il secondo riferimento personale è al Perù, dove “ci sono congregazioni religiose il cui carisma è lavorare dove non ci sono sacerdoti: fanno battesimi, sono testimoni ufficiali ai matrimoni, fanno un lavoro missionario stupendo che è di esempio a molti sacerdoti”. “Non è che non esistano opportunità nella Chiesa per le donne, ma sicuramente esistono ostacoli culturali”, la tesi del Pontefice: “non tutti i sacerdoti vogliono permettere che le donne esercitino quello che può essere il loro ruolo”. “Ci sono culture dove ancora le donne soffrono perché non hanno gli stessi diritti degli altri cittadini”, ha proseguito Leone: “La sfida per la Chiesa, per tutti noi, è vedere come promuovere insieme il rispetto per i diritti di tutti e di tutte, come promuovere la compartecipazione di tutti secondo la loro vocazione, individuando dove si possono esercitare ruoli di responsabilità nella Chiesa. Abbiamo tanti esempi nei papi”. “Culturalmente non in tutti i Paesi le donne hanno lo stesso posto che hanno in Europa o negli Stati Uniti, e non possiamo semplicemente pensare che nominando una donna qui e una là le donne saranno rispettate”, ha argomentato il Papa: “ci sono forti resistenze culturali che danno problemi”. Secondo il Pontefice, occorre chiedersi “come la Chiesa può essere una forza di trasformazione delle culture secondo i valori del Vangelo”. “Purtroppo la fede è più determinata dalla nostra cultura e meno dai nostri valori evangelici”, la denuncia di Leone: “È lì che noi tutti possiamo essere forza, ispirazione, invito alle nostre nazioni e culture a riflettere sulle differenze che esistono, non solo fra uomo e donna. In molti Paesi ci sono ancora differenze secondo la classe o il rango nella società, esistono pregiudizi e discriminazioni che vanno contro il Vangelo, e noi molte volte siamo impotenti davanti a queste realtà. C’è molto da fare”. “La Chiesa già offre spazi per continuare questo cammino”, ha concluso il Papa: “Dobbiamo essere coraggiosi e accompagnare queste situazioni, queste realtà, perché pian piano si possano introdurre cambiamenti, trasformazioni delle culture, affinché possano essere eliminate autentiche discriminazioni e si possa dar vita a comunità dove i doni e il carisma di ogni persona siano veramente rispettati e valorizzati”.