Etiopia: Carvigiani (Tv2000), il massacro di Debre Libanos nel 1937 fondato su un’indagine inconsistente e strumentale

L’indagine che portò al massacro di Debre Libanos in Etiopia nel 1937 fu carica di omissioni e contraddizioni. Lo scrive il ricercatore e giornalista di Tv2000 Antonello Carvigiani, in un saggio pubblicato su Nuova Storia Contemporanea (I-2025), diretta da Francesco Perfetti. Tra il 21 e il 29 maggio del 1937, monaci, preti e pellegrini vengono trucidati dalle truppe italiane, comandate dal generale Maletti, che esegue un ordine del viceré, Rodolfo Graziani. Si tratta di una ritorsione per l’attentato subito da Graziani il 19 febbraio. Un’analisi delle carte italiane rivela le falle dell’indagine, che portarono all’uccisione indiscriminata di tutti coloro che si trovavano nel convento al di là delle responsabilità individuali – tutte, comunque, da appurare – per la complicità nell’attacco. L’inchiesta si focalizza, su indicazione del governo, sul fatto che nella cittadella risiedano i due attentatori, la moglie di uno di loro e le sue tre zie. Nonostante il procuratore militare Olivieri pensi a un complotto degli inglesi, dei nobili fuoriusciti e dei militari dell’accademia di Oletta, Graziani indirizza le indagini contro i monaci: “Tutto il clero di Debra Libanos et popolazioni vicine sono complici”, scrive. E aggiunge: “L’intero convento di Debra Libanos passerà un brutto quarto d’ora”. L’inchiesta dei Carabinieri, poi, mette sotto accusa il priore per aver avuto contatti con gli attentatori ma esclude la partecipazione di altri monaci. Coloro che fanno parte degli “organi direttivi del convento” con l’attentato non c’entrano nulla, sono “completamente estranei ad ogni intervento, anche indiretto”. Quindi, posto che la frequentazione del priore della casa degli attentatori valga – e sarebbe tutto da dimostrare – come prova della sua colpevolezza, il rapporto dei carabinieri coinvolge un numero ristrettissimo di persone. A essere uccisi, invece saranno tutti quelli che si trovano nella cittadella. Una rappresaglia indiscriminata.

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