Quattro agenzie delle Nazioni Unite – Oim, Unhcr, Unicef e Wfp – lanciano un appello urgente alla comunità internazionale per affrontare la drammatica crisi umanitaria in Sudan, dove oltre 900 giorni di conflitto hanno lasciato “milioni di persone, soprattutto donne e bambini, sull’orlo della sopravvivenza”. Durante recenti missioni nel Paese, i vertici delle agenzie hanno denunciato “l’impatto devastante” dei combattimenti, che hanno causato oltre 9,6 milioni di sfollati interni e reso più di 30 milioni di persone dipendenti dagli aiuti umanitari. Nonostante il ritorno di circa un milione di persone a Khartoum dall’inizio del 2025, molte famiglie trovano le proprie case distrutte e i servizi essenziali inesistenti. “Il ritorno a Khartoum è segno di resilienza ma anche di estrema fragilità”, ha dichiarato Ugochi Daniels, vicedirettrice generale dell’Oim, sottolineando l’urgenza di investire in acqua potabile, assistenza sanitaria e altri servizi di base. Secondo Kelly T. Clements, vice alto commissario dell’Unhcr, “questa è una delle peggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni”: milioni di sfollati vivono senza protezione adeguata, mentre nel Darfur e nel Kordofan intere comunità sono isolate e prive di assistenza. Ad Al Fasher, oltre 260.000 civili, tra cui 130.000 bambini, sono intrappolati sotto assedio da più di 16 mesi. L’Unicef parla di “bambini che affrontano fame, malattie e violenze in condizioni che sfidano la dignità umana”. Il Wfp avverte che senza risorse aggiuntive “sarà impossibile mantenere gli interventi salvavita”, con solo il 25% del Piano di risposta umanitaria 2025 finora finanziato. Le quattro agenzie chiedono congiuntamente: la cessazione immediata delle ostilità e la protezione dei civili; accesso umanitario senza ostacoli e procedure semplificate; finanziamenti urgenti e flessibili per le operazioni di emergenza; sostegno alle popolazioni sfollate e rifugiate. “Oim, Unhcr, Unicef e Wfp – si legge nella dichiarazione congiunta – restano impegnate a fornire assistenza e protezione salvavita ai bambini e alle famiglie in tutto il Sudan. Ma la comunità umanitaria non può agire da sola: il mondo deve fare la propria parte”.