Oggi l’esclusione è il nuovo volto dell’ingiustizia sociale”. Ne è convinto il Papa, che nel suo primo discorso ai Movimenti popolari ha osservato come “il divario tra una piccola minoranza – l’1% della popolazione – e la stragrande maggioranza si è ampliato in modo drammatico”. “Tale esclusione è una novità che Papa Francesco ha denunciato come cultura dello scarto”, e che Leone XIII aveva denunciato come “sottomissione della maggioranza al potere di pochi. Questa era la grande disuguaglianza dell’epoca”. Prevost ha descritto così il paradosso della nostra epoca: “la mancanza di terra, cibo, alloggio e lavoro dignitoso coesiste con l’accesso alle nuove tecnologie che si diffondono ovunque attraverso i mercati globalizzati. I telefoni cellulari, i social network e persino l’intelligenza artificiale sono alla portata di milioni di persone, compresi i poveri. Tuttavia, mentre sempre più persone hanno accesso a Internet, i bisogni primari rimangono insoddisfatti”. “Assicuriamoci che, quando vengono soddisfatti bisogni più sofisticati, quelli fondamentali non vengano trascurati”, l’invito: “Tale arbitrarietà sistemica fa sì che le persone siano private di ciò che è necessario e sommerse da ciò che è accessorio. In breve, la cattiva gestione genera e aumenta le disuguaglianze con il pretesto del progresso. E non avendo al centro la dignità umana, il sistema fallisce anche nella giustizia”. Le tecnologie, ha affermato ancora Leone, hanno “impatti ambivalenti su tutti i principali ambiti della vita sociale: sono positivi per alcuni Paesi e settori sociali, ma altri, invece, subiscono danni collaterali”. L’esempio più evidente è la crisi climatica: “Lo vediamo in ogni evento meteorologico estremo, che si tratti di inondazioni, siccità, tsunami, terremoti: chi ne soffre di più? Sono sempre i più poveri. Perdono quel poco che hanno quando l’acqua spazza via le loro case e spesso sono costretti ad abbandonarle senza avere un’alternativa adeguata per riprendere la loro vita. La stessa cosa accade quando, ad esempio, contadini, agricoltori e popolazioni indigene perdono le loro terre, la loro identità culturale e la produzione locale sostenibile a causa della desertificazione del loro territorio”.