Ilva di Taranto: depositato il ricorso al Tar contro la nuova Aia. Le associazioni, “atto necessario per la tutela della salute e del clima”

Foto Calvarese/SIR

È stato depositato al Tribunale amministrativo regionale di Lecce il ricorso contro la nuova Aia-Autorizzazione integrata ambientale per la prosecuzione delle attività a combustione fossile dello stabilimento ex Ilva di Taranto. L’iniziativa è stata promossa da 7 associazioni – “Medici per l’Ambiente Isde Italia”, “Genitori tarantini”, “Giustizia per Taranto”, “Peacelink”, “Ambiente e salute per Taranto”, “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” e “Lavoratori metalmeccanici organizzati” – che contestano la legittimità e l’adeguatezza dell’autorizzazione, definendo il provvedimento “incompatibile con il nuovo quadro giuridico europeo sul clima e la salute”. Il ricorso, elaborato dagli avvocati Ascanio Amenduni, Michele Macrì e Maurizio Rizzo Striano con il supporto scientifico di Michele Carducci, docente di Diritto climatico comparato all’Università del Salento, è stato sostenuto anche grazie al contributo economico dei cittadini. Isde Italia e la sezione di Massafra hanno collaborato con un documento di osservazioni sanitarie.
Secondo le associazioni, l’Aia impugnata rappresenta la prima autorizzazione concessa a un impianto fossile dopo la dichiarazione ufficiale di emergenza climatica ed ambientale, riconosciuta anche dalla Regione Puglia dal 2019. Il ricorso sottolinea che il governo, nel concedere il via libera, avrebbe ignorato i nuovi obblighi derivanti dal diritto europeo e internazionale, in particolare le pronunce della Corte di giustizia dell’Unione europea e della Corte europea dei diritti umani, che vincolano gli Stati a considerare la tutela intergenerazionale della salute e dell’ambiente. Tra i punti contestati figurano la violazione del principio di precauzione, la mancata partecipazione dei cittadini al procedimento decisionale in contrasto con la Convenzione di Aarhus, e l’elusione delle migliori tecniche disponibili (Bat) per la protezione ambientale. Viene inoltre sollevata la questione di legittimità costituzionale dei cosiddetti “decreti salva Ilva”, alla luce della riforma del 2022 che ha introdotto in Costituzione l’obbligo di tutela dell’ambiente e della salute anche in prospettiva intergenerazionale. Il Tar di Lecce sarà dunque chiamato a pronunciarsi sia sull’illegittimità dell’Aia sia sulla possibile incostituzionalità delle norme che, negli anni, hanno consentito la prosecuzione dell’attività siderurgica. In caso di rigetto, i promotori hanno annunciato la possibilità di adire la Corte europea dei diritti umani, già intervenuta più volte sul caso Taranto, per chiedere una “messa in mora definitiva” dello Stato italiano rispetto agli obblighi di risanamento ambientale e sanitario.

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