Le Nazioni Unite, attraverso il proprio Ufficio integrato ad Haiti (Binuh), denunciano, tra giugno e agosto 2025, 2.123 omicidi nel trimestre, un dato in leggera discesa rispetto al precedente trimestre, e che conferma, però, l’enorme potere delle bande armate. Vittime di omicidi, in particolare, 161 donne, 29 bambini e 16 bambine. I dati Onu segnalano un lieve attenuamento di fatti di sangue nell’area della capitale, Port-au-Prince, ma il diffondersi della violenza in altre province, e in particolare nei dipartimenti di Artibonite e Centro, dove gli omicidi sono balzati a 1.303 vittime tra gennaio e agosto di quest’anno, segnando un aumento del 210% rispetto alle 419 registrate nello stesso periodo del 2024.
Il fenomeno dei rapimenti resta una piaga persistente: tra il 1° giugno e il 31 agosto, sono state rapite 334 persone, tra cui 69 donne, 10 bambine e 14 bambini. Le operazioni delle forze di sicurezza contro le bande armate hanno avuto anch’esse un pesante tributo di vite: tra giugno e settembre 733 persone sono morte e 423 sono rimaste ferite. Sebbene il 78% delle vittime fossero membri di bande, il restante 22% erano residenti civili colpiti da proiettili vaganti. A questa violenza si aggiungono i 582 casi di violenza sessuale denunciati tra maggio e agosto 2025.
Segnala l’ufficio Onu: “La violenza armata continua a minacciare la transizione in corso. Non si possono raggiungere progressi sostenibili sul fronte politico ed elettorale, senza un significativo miglioramento della situazione in materia di sicurezza”. Viene ribadita l’urgenza di prendere decisioni cruciali in vista della scadenza del 7 febbraio 2026 per il ripristino delle istituzioni democratiche: “Haiti non può permettersi un vuoto politico”. L’unico spiraglio per il ristabilimento della governance democratica, secondo l’Onu, passa da un processo interno: “Solo un dialogo diretto e controllato dagli haitiani può guidare il processo di ristabilimento della governance democratica”.