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Regno Unito: Londra, manifestazioni davanti a Westminster contro il suicidio assistito. Oggi dibattito sull’eutanasia alla Camera dei Comuni

“Il suicidio assistito non è la risposta!”. È questa la scritta che compare, oggi, su decine di poster esibiti fuori dal Parlamento di Westminster da rappresentanti di “Christian Concern”, “Care Not Killing”, “Not Dead Yet”, le più importanti associazioni del movimento per la vita britannico. Protestano perché, questo pomeriggio, i deputati della Camera dei Comuni discuteranno di una mozione che propone l’assistenza medica per malati terminali che sono sani di mente e vogliono morire. Si tratta soltanto di parole perché non esiste, in questo momento, una proposta di legislazione a favore del suicidio assistito e la legge punisce con la prigione chi aiuta malati terminali a morire in questo modo. È stata Esther Rantzen, 83 anni, famosa presentatrice televisiva, malata di un cancro ai polmoni, a raccogliere le oltre 200.000 firme necessarie per avviare il dibattito. Sostiene che i suoi parenti rischiano la prigione se la accompagnano, come intendono fare, nella clinica “Dignitas” a Zurigo dove intende morire. Vi è un chiaro cambiamento, nell’opinione pubblica britannica, a favore del suicidio assistito. La “British Medical Association”, organo professionale dei medici britannici, da sempre contraria all’eutanasia, oggi ha una posizione di neutralità sull’argomento perché il 50% dei suoi membri chiede che la legge venga modificata. Secondo il settimanale “Economist” ormai due terzi dei britannici sarebbero a favore di una legalizzazione della morte assistita.

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