30° Alluvione in Piemonte: Mattarella, “tragedie lasciano tracce irreversibili nel cuore e nella mente delle persone, nei luoghi. Dopo una catastrofe nulla è più come prima”

(Foto Paolo Giandotti - Ufficio Stampa per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“Siamo qui, oggi, a ricordare l’alluvione che, trent’anni or sono, inferse una ferita al Piemonte. Settanta morti, cinquecento feriti, migliaia di sfollati, decine e decine di migliaia di posti di lavoro compromessi. La piena del Tànaro, del Bormida, del Belbo, sino al Po, colpì Ceva, Alba, Asti, Alessandria, con quattordici vittime, Canelli, Garessio, Acqui, Casale Monferrato, Santena, Crescentino, Trino, Bra. Quasi trecento i Comuni colpiti, allagati. Completamente isolati gli ospedali che vi erano a Bra, Canelli, Fossano, Nizza Monferrato. Colpite in varia misura le province di Cuneo, Asti, Alessandria, Torino, Vercelli che, con Varallo, pagò anch’essa il tributo altissimo di quattordici vittime”. Lo ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento ad Alessandria in occasione del trentesimo anniversario dell’alluvione che colpì diversi Comuni della Regione Piemonte.
“L’evento alluvionale più grave dell’intero Novecento in Piemonte, secondo l’Agenzia regionale per la protezione ambientale”, ha proseguito il capo dello Stato, sottolineando che “le tragedie lasciano tracce irreversibili nel cuore e nella mente delle persone, nei luoghi. Dopo una catastrofe nulla è più come prima”. “Fare memoria – ha osservato – non è soltanto un esercizio di sensibilità e di rispetto nei confronti delle vittime e di coloro che sono rimasti segnati da quelle esperienze. È anche un appello esigente al senso di comunità e alla responsabilità di quanti ne hanno titolo”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi