Nigeria: p. Dewan (diocesi di Pankshin) ad Acs, “l’attacco nei giorni di Natale dimostra che si tratta di un conflitto religioso”

“Per coloro che credono che questo conflitto non sia religioso, quest’ultimo attacco dimostra che si tratta chiaramente di un conflitto religioso. Il fatto che abbia avuto luogo a Natale e che i cristiani siano stati deliberatamente presi di mira in una comunità mista, in cui i musulmani non vengono attaccati, manifesta chiaramente le caratteristiche di un conflitto religioso. So che non tutti vorrebbero ammetterlo, ma per me, che sono stato sul campo, ho osservato e scritto al riguardo, vi sono i segni di un conflitto religioso”. Lo dice ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) padre Andrew Dewan, direttore delle comunicazioni della diocesi di Pankshin, in Nigeria, nel cui territorio si sono verificati gli attacchi dal 23 al 26 dicembre contro circa 26 comunità, con un bilancio al momento di quasi 170 vittime.
Le vittime di queste violenze spesso lamentano la mancanza di risposta da parte delle forze di polizia. Padre Andrew racconta che queste ultime “avrebbero dovuto ricorrere all’intelligence”, perché prima delle aggressioni “c’erano state delle voci, e ciò avrebbe dovuto mettere la sicurezza in allerta rossa, ma come spesso accade sono stati colti di sorpresa”. Quanto ai responsabili politici, sono “assenti; i nostri leader – aggiunge il sacerdote – non vivono nella comunità, quindi non capiscono i problemi che affliggono la gente”.
La diocesi di Pankshin sta fronteggiando “un enorme diluvio di sfollati interni. I cristiani dai villaggi si riversano nei centri urbani per cercare riparo, cibo e vestiti, in un momento in cui il clima è molto freddo, paragonabile a quello attuale in Europa. A causa della mancanza di una risposta ufficiale, spesso sono le Chiese a dover rispondere a tali emergenze”, conclude p. Dewan.
Il presidente esecutivo di Acs, Regina Lynch, ha commentato: “Chiediamo al governo di affrontare finalmente questo problema e di garantire sicurezza ai suoi cittadini; esortiamo i nostri amici e benefattori a continuare a pregare per la Nigeria, proprio come noi ci impegniamo a continuare ad aiutare in ogni modo possibile. I nostri fratelli e sorelle cristiani uccisi in Nigeria e in altri Paesi del mondo sono i ‘Santi innocenti’ del XXI secolo. Il sangue versato come seguaci di Gesù sarà, ne siamo certi, il seme di nuovi cristiani”.

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