Diocesi: Treviso, nata la prima Comunità energetica rinnovabile aperta a parrocchie, famiglie, aziende e comuni

(Foto: diocesi di Treviso)

Produrre e consumare comunitariamente energia pulita in tutto il territorio diocesano, sostenendo chi ha meno risorse: è l’obiettivo della “Fondazione Diocesi Treviso Energy Ets”, la prima Comunità energetica rinnovabile (Cer) nella diocesi di Treviso, che si è costituita lo scorso 22 dicembre, in vescovado, con le firme di tutti i soggetti coinvolti davanti al notaio. Soci fondatori della Comunità sono l’Ente Diocesi di Treviso, l’Opera San Pio X e la Casa del Clero. È una fondazione di partecipazione, in cui saranno coinvolte le parrocchie, ma anche persone fisiche, aziende e un partner tecnologico che metterà la strumentazione necessaria.

(Foto: diocesi di Treviso)

Presenti alla costituzione della Fondazione il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, mons. Mauro Motterlini, in qualità di presidente dell’Opera San Pio X e della Casa del Clero, l’economo diocesano Sergio Criveller, il notaio Paolo Talice e i tre consulenti che hanno collaborato alla stesura dello statuto: Giovanni Manildo dello Studio Emme7G Pro, Fabio Pavan dello Studio Brunello e Monica Cammalleri dello Studio notarile Bianconi, Pin e Talice.
A spiegare la scelta e il funzionamento della Comunità energetica, il neopresidente della Fondazione ed economo diocesano, Sergio Criveller: “Abbiamo studiato una struttura giuridica, la Fondazione di partecipazione, che sia rispettosa del ‘modello diocesi’, come chiesto dal vescovo. Quindi una grande Comunità energetica e 23 sottogruppi, quante sono le Cabine primarie in diocesi, anziché costituire 23 soggetti giuridici autonomi. Ricordo che la diocesi di Treviso insiste su una grande parte della Provincia di Treviso, ma anche su parti di quelle di Padova, di Venezia e anche due parrocchie in provincia di Vicenza. Ogni sottogruppo avrà quindi più parrocchie”. “L’idea di fondo – sottolinea – è quella di una grande ‘comunità di comunità’. Dobbiamo mettere a fuoco ancora un regolamento condiviso che determini le regole all’interno della grande Comunità, ma soprattutto del sottogruppo. Ci sarà chi produce e consuma e chi consuma e basta”. La novità assoluta del modello “Comunità energetica” è che “si ha il massimo di beneficio quando c’è consumo istantaneo: produco 100 e consumo 100. Quindi, oltre a fare produzione, c’è la necessità di trovare chi consuma. Quindi, il massimo senso della Comunità energetica è che ci sarà anche chi ne farà parte solo per consumare. Ma il suo consumo genera risorse per sostenere chi è nella difficoltà a pagare le bollette. Questo è uno degli aspetti più belli della Comunità energetica, quello solidale. Non si fa Comunità energetica per fare business – precisa -, ma per condividere e sostenere, salvaguardando l’ambiente, e contribuendo, anche grazie al consumo, ad aiutare le situazioni di fragilità, così che ad averne un beneficio sarà tutta la comunità”. Un aspetto, questo, a cui tiene in modo particolare il vescovo Tomasi, che sta accompagnando con grande interesse e partecipazione la nascita di questo progetto e che ha ribadito, in occasione della costituzione della Fondazione, l’aspetto solidale della Comunità energetica e il valore della sua sostenibilità, oltre alla possibilità di un coinvolgimento graduale di tanti soggetti diversi.
La diocesi di Treviso diviene promotrice di una Comunità energetica aperta a tutte le 265 parrocchie alle famiglie, alle aziende e anche ai comuni. Questa è la prima Cer in Italia pensata e costruita sul territorio di un’intera diocesi. “Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile la ‘Diocesi Treviso Energy Ets’ può diventare uno strumento di creazione di reddito a sostegno di famiglie, parrocchie e comunità locali”, conclude Criveller.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori