Coronavirus Covid-19: Iraq, “Un ponte per” avvia attività di prevenzione nella Piana di Ninive. Rischio catastrofe nei campi sfollati siriani

Sono partite ufficialmente il 7 aprile, con l’approvazione delle autorità locali, le attività di prevenzione e di informazione per contenere la diffusione del contagio in Iraq. Un ponte per (Upp), presente nel Paese da 30 anni, e ancora sul campo con il suo staff locale e con i suoi cooperanti italiani che hanno scelto di restare nel Paese per sostenere la popolazione locale, si sta muovendo nella Piana di Ninive. Quattro squadre di operatori, fanno sapere dalla ong contattata dal Sir, sono partite per raggiungere, in totale sicurezza, diversi villaggi della Piana, occupata da Daesh per 3 anni e provata da una lunga guerra per la sua liberazione. Sono già 39 i villaggi raggiunti nelle aree di Nimrud, Bashiqa e Tilkaif, dove le operatrici e gli operatori hanno viaggiato con poster informativi per spiegare alle persone come affrontare la diffusione del Covid-19, prevenire la trasmissione del virus, curare la propria igiene personale e stabilire laddove possibile forme di distanziamento sociale. Moltissime anche le attività online organizzate in streaming attraverso gli account social dei diversi progetti che Un ponte per ha attivi nell’area. Tra queste, un incontro ‘live’ con una dottoressa di Baghdad che ha spiegato quali misure adottare per prevenire il contagio, seguita da oltre 35.000 persone. Le attività proseguiranno nelle prossime settimane, in sicurezza e sempre in coordinamento con le autorità locali.

L’Iraq ha riportato ad oggi, 8 aprile, 1.122 casi di contagio da Covid-19 e 65 vittime. Le autorità irachene hanno imposto un coprifuoco sul paese dal 14 marzo scorso, chiudendo tutti gli aeroporti e i confini anche nella Regione autonoma del Kurdistan. Sono state chiuse tutte le attività commerciali per tentare di contenere la diffusione del contagio, “ma la situazione rischia di degenerare” avverte l’ong italiana preoccupata dal fatto che “le strutture sanitarie, provate da molti anni di conflitti, non sono in grado di gestire una diffusione su vasta scala del contagio: ci sono carenze di medicinali ma soprattutto di respiratori”. La preoccupazione maggiore riguarda le migliaia di persone rifugiate dalla Siria e sfollate interne accolte nei campi profughi del paese. “Se il contagio dovesse diffondersi nei campi, dove le forme preventive di distanziamento sociale sono impraticabili, e dove i livelli igienico-sanitari sono già precari – denuncia Upp – rischierebbe di consumarsi una catastrofe”. Nei limiti di sicurezza imposti, Upp continua ad operare per garantire anche altri servizi essenziali: la gestione dei casi di violenza contro le donne e la linea telefonica attiva h24 dedicata alle vittime di violenza domestica, che continueranno a ricevere sostegno e protezione. Attive anche le consulenze psicologiche e i servizi sanitari di salute riproduttiva per le donne con le opportune precauzioni di sicurezza. Per info e sostegno: www.unponteper.it.

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