Africa sub-sahariana: Amnesty, “conflitti e repressione di Stato ma anche progressi”

In tutta l’Africa sub-sahariana, le persone hanno difeso i propri diritti sfidando proiettili e pestaggi, conflitti e repressione di Stato. È la denuncia di Amnesty international, che pubblica oggi il suo rapporto sulla situazione dei diritti umani nell’Africa sub-sahariana. Il rapporto esamina i maggiori progressi compiuti dallo scorso anno, tra i quali la deposizione del presidente sudanese Omar al-Bashir, la risposta del governo dello Zimbabwe alle proteste di massa e i crescenti attacchi sui civili in Mozambico e Mali. “Nel 2019 abbiamo visto l’incredibile forza del popolo nelle proteste di massa nell’Africa sub-sahariana. Dal Sudan allo Zimbabwe, dalla Repubblica Democratica del Congo alla Guinea, le persone hanno affrontato repressioni brutali per difendere i propri diritti”, ha dichiarato Deprose Muchena, direttore di Amnesty international per l’Africa orientale e meridionale. “In alcuni casi – ha aggiunto Deprose Muchena −, queste proteste hanno portato a grandi cambiamenti: dopo il rovesciamento del leader sudanese Omar al-Bashir a lungo alla guida del Paese, le nuove autorità hanno promesso riforme attente ai diritti umani; in seguito alle proteste, il governo dell’Etiopia ha presentato un corposo pacchetto di riforme attente ai diritti umani. Sfortunatamente, ulteriori necessari cambiamenti sono stati bloccati da governi repressivi che proseguono impuniti sulla strada delle violazioni”. In tutta la regione, i difensori dei diritti umani sono stati perseguitati e hanno subito aggressioni per aver preso posizione e aver preso la parola contro i governi. Burundi, Malawi, Mozambico, Swaziland, Zambia e Guinea Equatoriale hanno tutti assistito a un giro di vite sull’attivismo. Nella regione sudanese del Darfur, le forze governative hanno continuato a commettere possibili crimini di guerra e altre gravi violazioni. Nella Repubblica democratica del Congo, decine di gruppi armati locali e stranieri, insieme alle forze di sicurezza, hanno continuato a violare i diritti umani provocando la morte di 2000 civili e un milione di sfollati durante il 2019. In Somalia, i civili hanno continuato a convivere con gli attacchi del gruppo armato di al-Shabaab. I gruppi armati hanno condotto attacchi diretti anche contro i civili in Camerun, nella Repubblica Centrafricana, in Burkina Faso e nel Mali centrale. Nelle regioni anglofone del Camerun, i gruppi separatisti armati hanno continuato a commettere abusi come omicidi, mutilazioni e sequestri.

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