Migranti: Ong, oltre 180.000 persone soccorse nel Mediterraneo centrale dal 2015

Oltre 180mila persone in pericolo di vita sono state soccorse dal 2015 nel Mediterraneo centrale dalla flotta civile delle Ong, divenute presidio essenziale del diritto alla vita mentre gli Stati costieri e l’Ue si ritiravano dalle operazioni di ricerca e soccorso. Nonostante l’impegno di 15 navi, 7 imbarcazioni a vela e 4 aerei, la rotta resta tra le più letali: oltre 22mila vittime dal 2015, 1.184 nel 2025 (dati Oim). Molti sopravvissuti raccontano di essere fuggiti da conflitti, violenze, persecuzioni e di aver subito abusi lungo tutto il percorso migratorio. I dati sono stati presentati oggi al Senato nella conferenza “Dieci anni di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale”, con interventi del sen. Graziano Delrio, del prof. Luigi Manconi, di Valentina Brinis (Open Arms), Rossella Miccio (Emergency), Abdullahi Ahmed e dell’amm. Sandro Gallinelli. Nel pomeriggio seguirà un approfondimento alla Fondazione Basso con Sea-Watch, Sos Méditerranée, Medici senza frontiere, Mediterranea e Refugees in Libya. Le Ong parlano di crisi umanitaria non riconosciuta e criticano l’esternalizzazione delle frontiere: oltre 240 milioni di euro sono stati destinati a Libia e Tunisia, Paesi considerati non sicuri dall’Onu. Dal 2016 sono stati documentati 60 incidenti contro le navi umanitarie, inclusi colpi d’arma da fuoco; l’ultimo, due giorni fa, ha coinvolto la Louise Michel. Il cambio di passo è attribuito al Memorandum Italia-Libia del 2017 e, dal 2019, alla stagione dei “porti chiusi”, culminata nel Decreto Piantedosi, che ha prodotto 35 fermi alle navi Ong. L’assegnazione di porti lontani ha imposto oltre 760 giorni di navigazione aggiuntiva dal 2023, riducendo la capacità di soccorso. “Una pratica vessatoria che ritarda l’assistenza e tiene le navi lontane dall’area operativa”, denuncia Rossella Miccio. “Ostacolare il soccorso è una scelta politica che produce morte”, aggiunge Valentina Brinis. Le Ong avanzano quattro richieste a Italia ed Europa: attivare una missione Sar europea; riconoscere il ruolo umanitario delle Ong e abrogare il Decreto Piantedosi; fermare ogni sostegno ai respingimenti verso Libia e Tunisia; investire nelle cause profonde delle migrazioni e ampliare vie d’accesso sicure e legali.

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