Nel suo rapporto annuale, la Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (Cepal) avverte che la concentrazione del reddito nella regione rimane estrema, con il 10% più ricco della popolazione che detiene il 34,2% del reddito totale, mentre il 10% più povero ne raggiunge solo l’1,7%. L’organismo delle Nazioni Unite sottolinea che la disuguaglianza in America Latina è un fenomeno strutturale e multidimensionale e, sebbene mostri una lenta tendenza alla riduzione, rimane il più alto del mondo. Il Panorama sociale 2025 riporta anche i dati sulla povertà per reddito, che nel 2024 ha coinvolto il 25,5% della popolazione latinoamericana (ovvero 162 milioni di persone). Questo valore rappresenta una diminuzione di 2,2 punti percentuali rispetto al 2023 ed è il dato più basso da quando sono disponibili statistiche comparabili, risultato spiegato principalmente dai progressi di Messico e Brasile. La povertà estrema ha interessato il 9,8% della popolazione (62 milioni di persone), un dato in calo rispetto all’anno precedente ma superiore al minimo storico registrato nel 2014. Per il 2025, la Cepal prevede solo una lieve ulteriore riduzione della povertà a causa delle limitate prospettive di crescita regionale.
José Manuel Salazar-Xirinachs, segretario esecutivo dell’organismo, ha presentato il rapporto spiegando che la Cepal ha identificato sette fattori principali che generano la “trappola di alta disuguaglianza, bassa mobilità sociale e debole coesione sociale”. Per uscire da questa trappola, l’organizzazione propone cinque strategie: ridurre la disuguaglianza educativa; creare posti di lavoro di qualità; avanzare nell’uguaglianza di genere e nella società della cura; affrontare la discriminazione e il mancato rispetto dei diritti umani verso persone con disabilità, popoli indigeni e migranti; e infine, continuare a rafforzare l’istituzionalità sociale e il suo finanziamento. La regione deve raddoppiare gli sforzi per adempiere agli impegni concordati nel Secondo vertice mondiale sullo sviluppo sociale.