Papa in Libano: incontro clero, “non rimanere schiacciati dall’ingiustizia e dal sopruso, anche quando si è traditi da persone e organizzazioni che speculano senza scrupoli sulla disperazione di chi non ha alternative”

“Se vogliamo costruire pace ancoriamoci al Cielo e, lì saldamente diretti, amiamo senza timore di perdere ciò che passa e doniamo senza misura”. Lo ha detto il Papa, che nel discorso in francese rivolto al clero, nel Santuario di Nostra Signora del Libano a Harissa, ha citato Papa Francesco e l’immagine dell’ancora spesso usata nei suoi discorsi per definire la speranza. “Da queste radici, forti e profonde come quelle dei cedri, l’amore cresce e, con l’aiuto di Dio, prendono vita opere concrete e durature di solidarietà”, ha assicurato Leone XIV, che ha menzionato la vita quotidiana dei piccoli villaggi in cui, “pur nel bisogno più estremo e sotto la minaccia dei bombardamenti, cristiani e musulmani, libanesi e profughi d’oltre confine, convivono pacificamente e si aiutano a vicenda”. “Nella carità ciascuno di noi ha qualcosa da dare e da ricevere, e il nostro donarci a vicenda ci arricchisce tutti e ci avvicina a Dio”, ha spiegato il Pontefice, che con le parole di Benedetto XVI nel suo viaggio in Libano ha affermato: “È proprio adesso che bisogna celebrare la vittoria dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta, del servizio sul dominio, dell’umiltà sull’orgoglio, dell’unità sulla divisione, saper convertire le nostre sofferenze in grido d’amore verso Dio e di misericordia verso il prossimo”. “Solo così non si rimane schiacciati dall’ingiustizia e dal sopruso, anche quando si è traditi da persone e organizzazioni che speculano senza scrupoli sulla disperazione di chi non ha alternative”, ha garantito il Papa: “Solo così si può tornare a sperare per il domani, pur nella durezza di un presente difficile da affrontare”.

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