Aids: Comunità S. Egidio, i giovani africani sempre più a rischio

In un anno segnato da una grave crisi dei finanziamenti internazionali alla lotta all’Hiv, la Giornata mondiale contro l’Aids richiama “con forza il bisogno di non disperdere i progressi raggiunti”. Il tema scelto da Uuaids – “Overcoming disruption, transforming the AIDS response” (Superare le difficoltà, trasformare la risposta all’Aods) – ricorda al mondo che “solo rinnovando gli sforzi e sostenendo i Paesi più fragili si potrà mantenere l’obiettivo globale di porre fine all’Aids entro il 2030”. Lo ricorda oggi, in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’Aids, la Comunità di Sant’Egidio che ha avviato, 23 anni fa il programma “Dream” attivo in 11 Paesi africani e che intercetta ogni giorno la domanda di cura dei più giovani. Sono quasi 6000 gli adolescenti (15-24 anni) attualmente in terapia nei centri di salute del programma: la metà si trova in Mozambico, più di 1000 in Malawi, altri sono distribuiti negli altri Paesi dove “Dream” opera. Si tratta di una generazione cresciuta spesso “tra stigma, povertà, isolamento e difficoltà di accesso ai servizi sanitari, una generazione che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata con continuità”. “Per Dream investire nella prevenzione e nella cura dei giovani significa far crescere una generazione sana, che rappresenta il futuro dei Paesi africani”, dichiara Paola Germano, direttrice del Programma. Per questo, “Dream” lavora da anni con “un modello integrato che sostiene gli adolescenti non solo nella cura, ma anche nel percorso di crescita: gruppi di giovani che condividono esperienze e sostegno, counselling psicosociale, screening regolari, educazione alla salute e all’autonomia. Sono ragazzi e ragazze che, grazie alle cure ricevute, tornano a scuola, ritrovano la fiducia, divenendo punti di riferimento per i coetanei, ambasciatori contro la discriminazione all’interno delle loro comunità”. L’obiettivo – spiega la comunità di S. Egidio – è “garantire diagnosi precoci, rafforzare l’aderenza e ridurre il numero di giovani che arrivano ai centri sanitari con forme avanzate di malattia”. In entrambi i Paesi, la risposta del programma dimostra “che una strategia centrata sulle persone, e in particolare sui giovani, può compensare le difficoltà dei sistemi sanitari. È una risposta che nasce dall’ascolto, dalla prossimità e da una presenza quotidiana nei quartieri, nelle scuole, nelle comunità”.

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