Cop 30: Belém, allarme delle donne pescatrici locali “Privati distruggono ecosistemi e colpiscono la nostra attività”

Durante la Cop-30 di Belém, come segnala la Rete panamazzonica (Repam) del Brasile, è stato dato spazio anche alla voce delle comunità locali. Un forte allarme è salito dalle donne pescatrici della comunità di Tauá, nella regione delle isole di Belém, dove gli impatti della devastazione ambientale e della privatizzazione irregolare delle aree alluvionali (chiamate várzea dalla popolazione locale) hanno trasformato profondamente il territorio e la vita delle famiglie. Durante l’attività, le donne hanno denunciato che intere aree alluvionali, prima dedicate alla pesca artigianale, alla raccolta di molluschi e alla coltivazione di açaí (frutti locali), sono state riempite con pietra, sabbia e argilla, recintate come “proprietà privata” e colpite da processi di degrado accelerato. “Qui era tutto várzea. Dove oggi c’è il cartello di proprietà privata, era territorio di pesca delle donne. La distruzione è immensa”, hanno raccontato le donne durante la passeggiata lungo il fiume Tauá, dove si osserva anche l’avanzamento della deforestazione e impatti che colpiscono direttamente la pesca e la sicurezza alimentare delle famiglie. L’attività, denuncia Repam Brasile, ha anche sollevato preoccupazioni sulla possibile esplorazione petrolifera alla foce del Rio delle Amazzoni. “Se arriverà la perforazione petrolifera, le donne, le famiglie e l’intero territorio di pesca saranno colpiti”, hanno avvertito gli abitanti della comunità. Le residenti hanno anche ricordato che la comunità soffre da decenni per i successivi impatti ambientali: chiusura di fabbriche locali, perdita di aree di pesca, distruzione di vivai naturali e avanzamento di progetti minerari nella regione: “Oggi hanno devastato quasi tutta la nostra costa. Hanno tolto il cibo, hanno tolto il reddito, hanno tolto la base della vita delle nostre famiglie”.

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