Diocesi: mons. Oliverio (Lungro) all’ordinazione del nuovo eparca di Piana degli Albanesi, “il vescovo non è un personaggio inaccessibile”

“Abbiamo consacrato un vescovo nella chiesa e per la Chiesa. In questo momento, noi vescovi, insieme al santo popolo di Dio, esprimiamo la nostra comunione al Sommo Pontefice, Leone XIV. Il Concilio ribadisce che, perché l’episcopato sia uno e indiviso, il Signore propose agli altri apostoli il beato Pietro, in cui stabilì il principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione”. Con queste parole l’eparca di Lungro, mons. Donato Oliverio, ha introdotto la celebrazione dell’ordinazione episcopale di mons. Raffaele De Angelis, nuovo vescovo di Piana degli Albanesi, nella cattedrale di San Nicola di Mira a Lungro. “È particolarmente significativo che tu abbia ricevuto la pienezza del sacramento dell’Ordine nella tua chiesa di origine – ha detto –. Questa Chiesa benedice il Signore e ti ricorda con affetto, grata per il servizio svolto tra i più anziani e i fragili”. Alla celebrazione hanno preso parte il card. Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, il card. Francesco Montenegro, mons. Manuel Nin, esarca apostolico di Grecia, e numerosi vescovi di Calabria e Sicilia. “Il vescovo non è un personaggio inaccessibile – ha aggiunto mons. Oliverio –. È una persona con i suoi limiti e le sue potenzialità, chiamata al gioioso peso del farsi carico, per amore, come Gesù, del popolo santo di Dio e di tutti i battezzati”. Ha poi ricordato che il vescovo è “uomo della Parola, dei Sacramenti e della Comunione”. Rivolgendosi al nuovo presule, ha detto: “Ti attende la Chiesa di Piana degli Albanesi, ricca di tradizioni e di valori. Vai con cuore mansueto e forte, con il cuore di Cristo buon pastore”. L’eparca ha infine invitato a “guardare con speranza al futuro, perché la Chiesa italo-albanese ha un grande avvenire spirituale e umano. Le Eparchie di Lungro e di Piana degli Albanesi possono mantenere viva la fiamma dell’unità tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente”. “La Chiesa è bella – ha concluso – perché respira con due polmoni, la tradizione bizantina e quella latina, che convivono rispettandosi e arricchendosi a vicenda”.

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