Accordo Israele-Hamas: Amnesty, “sia l’inizio della fine dell’occupazione, dell’apartheid e del genocidio”

“In una crisi che da due anni infligge indicibili sofferenze a oltre due milioni di persone nella Striscia di Gaza, un cessate il fuoco arriva tragicamente tardi”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. “Ma può rappresentare un primo passo per porre fine agli orrori del conflitto”. Amnesty international commenta la notizia dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, raggiunto nella notte tra l’8 e il 9 ottobre. Secondo quanto riferito, l’intesa prevede l’apertura immediata di cinque punti di accesso per gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, il ritorno degli ostaggi in vita in cambio di prigionieri palestinesi, e un parziale ritiro delle forze israeliane dal territorio. L’organizzazione per i diritti umani chiede che l’accordo non si limiti a un sollievo temporaneo, ma che apra un percorso verso la cessazione definitiva delle ostilità, il ritiro totale delle forze israeliane, la rimozione del blocco e l’ingresso libero di aiuti essenziali, tra cui cibo, carburante, medicinali e materiali per la ricostruzione. Amnesty sottolinea inoltre la necessità che tutte le persone sfollate possano tornare liberamente nelle proprie terre, senza restrizioni imposte da Israele, e ribadisce l’appello per il rilascio immediato degli ostaggi detenuti da Hamas, nonché dei palestinesi sottoposti a detenzione arbitraria da parte israeliana, in particolare personale medico arrestato per aver prestato cure.
“Perché questo cessate il fuoco sia duraturo, deve poggiare sui pilastri del diritto internazionale, ponendo fine all’occupazione illegale, al sistema di apartheid e al genocidio in atto”, ha aggiunto Callamard, criticando la mancanza di giustizia e riparazione per le vittime nel cosiddetto “piano di pace Trump”. L’organizzazione esprime forte preoccupazione anche per l’ipotesi di creare una “zona cuscinetto” nella Striscia di Gaza, che priverebbe i palestinesi di aree agricole fondamentali, aggravando la frammentazione territoriale e rafforzando, secondo Amnesty, il sistema israeliano di apartheid. “Non può esserci pace duratura senza un coinvolgimento reale e dignitoso del popolo palestinese nel futuro del proprio territorio”, ha concluso Callamard. “È tempo di fermare il ciclo di violenze e impunità, restituendo dignità, diritti e speranza a tutte le persone che vivono in Israele e nel Territorio palestinese occupato”.

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