Ucraina: Shevchuk (arcivescovo greco-cattolici), “un quarto della nostra terra è disseminato di mine”

Fatima, Sua Beatitudine Shevchuk alla plenaria del Ccee (Foto Ugcc)

Fatima, plenaria del Ccee (Foto Ugcc)

“Quasi un quarto della nostra terra è disseminato di mine e ordigni inesplosi. Si tratta di oltre 139.000 chilometri quadrati, un’area equivalente a due volte il Portogallo o a metà dell’Italia. Il silenzio che segue le esplosioni è il grido soffocato della terra che invoca la coscienza del mondo”. Lo ha denunciato Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, a Fatima dove è in corso la plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), dal 7 al 10 ottobre. Nel corso delle sessioni e delle discussioni congiunte, l’arcivescovo maggiore di Kyiv ha presentato ai vescovi cattolici europei le dimensioni della crisi umanitaria causata dall’aggressione russa, insieme a testimonianze di torture inflitte ai civili nei territori occupati. Particolarmente grave in Ucraina è la questione delle mine antiuomo e degli ordigni inesplosi. Secondo i dati ufficiali del Gabinetto dei ministri dell’Ucraina, 139.000 chilometri quadrati (pari al 23 % del territorio nazionale) sono disseminati da mine e ordigni inesplosi. Altre fonti parlano addirittura di 175.000 chilometri quadrati. Il pericolo delle mine ostacola il ritorno delle persone nelle proprie case, blocca lo sviluppo dell’agricoltura e alimenta una crisi umanitaria di lungo periodo. Inoltre, l’Ucraina sta vivendo una crisi umanitaria senza precedenti. I dati di Caritas Ucraina descrivono una situazione sempre più devastante. Oltre 4 milioni di ucraini hanno perso la propria casa e il 58 % delle famiglie, nel 2024, ha avuto necessità di aiuti umanitari; in particolare per l’accesso a cibo, acqua, alloggio, cure mediche e supporto psicologico e sociale. L’intensità degli attacchi alle infrastrutture civili continua ad aumentare in modo allarmante. Se nel 2024 l’Ucraina subiva tra i 300 e i 400 attacchi di droni al mese, tra settembre 2024 e maggio 2025 il numero è salito fino a 4.000 al mese. Attualmente si registrano oltre 800 attacchi al giorno o a giorni alterni. Forte l’impegno della Chiesa su tutto il territorio nazionale. Nel 2025, “Caritas Ucraina” sostiene 71 Centri di resilienza distribuiti nelle comunità in tutto il Paese e opera attraverso 10 centri medici, che hanno già erogato più di 111.000 prestazioni sanitarie. L’organizzazione sviluppa e promuove anche programmi di riabilitazione per i veterani e iniziative di sostegno sociale per le famiglie dei caduti.

Il capo della Chiesa greco-cattolica ha anche ricordato l’iniziativa promossa dall’Ambasciata dell’Ucraina in Portogallo “Unseen Civilians — A Global Call for Justice”, sui crimini perpetrati dall’esercito russo contro la popolazione civile nei territori occupati. Particolarmente toccante è stata la testimonianza di Olena Yahubova, ex prigioniera civile della regione di Zaporizhzhia, che ha subito torture, lavori forzati e minacce di morte durante la detenzione. Dei 18 prigionieri con cui era detenuta, solo quattro sono tornati vivi. Olena ha anche riferito che, dopo la liberazione, molti ex prigionieri diventano bersaglio delle cosiddette «safari» — operazioni mirate all’eliminazione dei testimoni della schiavitù moderna. Secondo quanto riporta l’Ugcc, Shevchuk sta ringraziando i vescovi d’Europa per il loro costante sostegno al popolo ucraino e li ha esortati a non permettere che la guerra diventi una normalità. “Ogni gesto di misericordia, ogni preghiera e ogni parola di verità rappresentano un passo verso la pace. Vi chiedo di restare accanto al nostro popolo”.

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