“La carità è una forza che cambia la realtà, un’autentica potenza storica di cambiamento”. Ne è convinto il Papa, che nel quarto capitolo della “Dilexi te” esorta ad avviare “con urgenza” ogni impegno per “risolvere le cause strutturali della povertà”. Di qui l’appello affinché “cresca il numero dei politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del mondo”, perché “si tratta di ascoltare il grido di interi popoli, dei popoli più poveri della terra”. “È doveroso continuare a denunciare la dittatura di un’economia che uccide e riconoscere che mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice”, scrive Leone XIV, sulla scia di Papa Francesco, stigmatizzando lo “squilibrio” prodotto da “ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria” e “negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune”, instaurando “una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole”. “La dignità di ogni persona umana dev’essere rispettata adesso, non domani, e la situazione di miseria di tante persone a cui viene negata questa dignità dev’essere un richiamo costante per la nostra coscienza”, il monito del Papa, che citando la “Dilexit nos” parla di “alienazione sociale”, per cui “diventa normale ignorare i poveri e vivere come se non esistessero”. “Dobbiamo impegnarci sempre di più a risolvere le cause strutturali della povertà”, il grido d’allarme: “la mancanza di equità è la radice dei mali sociali”, perché “molte volte i diritti umani non sono uguali per tutti. O riconquistiamo la nostra dignità morale e spirituale o cadiamo come in un pozzo di sporcizia. È compito di tutti i membri del popolo di Dio far sentire, pur in modi diversi, una voce che svegli, che denunci, che si esponga anche a costo di sembrare degli stupidi”.