Violenza di genere online: Un Women, “milioni di vittime ogni anno. Gli uomini siano alleati delle donne”

(Foto Jennifer Graylock-Graylock.com)

Milioni tra donne e ragazze in tutto il mondo ogni anno subiscono qualche forma di violenza online: in testa diffamazione e disinformazione (2 su 3) ma anche abusi sessuali, discorsi d’odio, impersonificazione, stalking, doxing (diffusione di informazioni personali), minacce e abusi attraverso immagini e video. E l’avvento dell’Intelligenza artificiale generativa non ha fatto che amplificare il fenomeno. È ormai evidente come la violenza di genere digitale abbia assunto proporzioni allarmanti. E l’Italia non fa eccezione, come testimoniano le recenti cronache che hanno portato alla luce pagine social e siti web sessisti. È dunque necessaria un’azione congiunta di società civile, istituzioni e aziende tecnologiche.
Non è un caso se quest’anno il summit HeforShe – promosso da Un Women nell’ambito dell’80ª Assemblea generale delle Nazioni Unite – abbia puntato i riflettori proprio sulla violenza di genere digitale. Un tema che sarà al centro anche della campagna “Unite” di Un Women, al via il prossimo 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Presenti più di quaranta tra capi di Stato e di governo, ministri e organizzazioni della società civile, a rappresentare l’Italia c’erano la presidente di Un Women Italy Darya Majidi e Gino Cecchettin, uno degli advocate italiani di HeforShe, il movimento globale inaugurato dalle Nazioni Unite nel 2014 per promuovere la parità di genere attraverso il coinvolgimento diretto di uomini e ragazzi7 e approdato in Italia lo scorso maggio.
Di particolare allarme è la presenza ormai capillare della cosiddetta “manosfera”, una rete eterogenea di movimenti e community online che diffondono e amplificano misoginia, disinformazione e violenza di genere.
E l’esposizione pubblica delle donne non fa che esacerbare il fenomeno. Come mostra l’ultimo Gender Snapshot Report di Un Women, oltre due giornaliste su tre nel mondo hanno subìto violenza online.
È dunque indispensabile che gli uomini siano alleati delle donne contro la violenza che si consuma online e che può facilmente travalicare i confini della rete per riversarsi nelle case, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. “Noi uomini abbiamo una responsabilità chiara in questo cambiamento. Non possiamo limitarci a osservare: dobbiamo riconoscere e contrastare misoginia, odio e modelli tossici di maschilità che circolano sul web”, ha commentato a margine del summit Gino Cecchettin, presidente della Fondazione Giulia, nata in memoria della giovane figlia vittima di femminicidio.
Accanto all’impegno della società civile – e segnatamente degli uomini – è necessaria l’azione congiunta di istituzioni e aziende tecnologiche per arginare la piaga della violenza di genere che corre sulla rete. Per questo Un Women Italy rinnova l’appello a governi e big tech lanciato lo scorso marzo dalla HeforShe Alliance. Una chiamata all’azione che chiede alle piattaforme digitali, tra le altre cose, di implementare politiche severe contro abusi e violenza di genere. I governi dal canto loro devono mettere in campo norme più stringenti per contrastare i discorsi d’odio online e conferire poteri più ampi alle autorità di controllo nei confronti delle piattaforme che ospitano contenuti misogini. Parallelamente è necessario che le istituzioni lavorino di concerto per introdurre nelle scuole programmi di alfabetizzazione digitale che puntino su educazione e prevenzione contro la diffusione di misoginia e mascolinità tossica.

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