Si è svolta oggi nella sala stampa della Camera dei deputati, la conferenza stampa promossa dal Cnca – Coordinamento nazionale delle comunità accoglienti, sul tema degli affidamenti in misura alternativa alla detenzione per detenuti con dipendenza patologica. E’ emerso che nelle comunità terapeutiche residenziali che afferiscono alla rete Cnca ci sono 400 persone con problemi di dipendenza patologica in misura alternativa alla detenzione, ma quasi altrettanti posti sono disponibili nelle comunità della rete sparse per l’Italia, e da subito potrebbero accedere alla misura, e quindi uscire dal carcere, 220 detenuti in 12 diverse regioni. È intervenuta la presidente del Cnca Caterina Pozzi, sottolineando che le Comunità terapeutiche accreditate del Cnca offrono servizi riconosciuti ed approvati dalle normative regionali, e possono mettere a disposizione da subito soluzioni di accoglienza alleggerendo il carico negli Istituti penali. Inoltre le realtà del Cnca, come altri, lavorano nei diversi territori da decenni, in stretta collaborazione con i servizi pubblici locali per le dipendenze, i servizi sociali dei comuni e gli enti di formazione, per garantire percorsi territoriali di reinserimento sociale e lavorativo alle persone con problemi di dipendenza anche provenienti dalla detenzione.
Malgrado questa ampia rete di collaborazione fra pubblico e privato, sono pochissime le persone che accedono alle misure alternative con affidamento ai servizi territoriali pur previsti dalla Legge, ovvero facendo ritorno alla propria abitazione o accedendo a strutture di accoglienza domiciliare, con un progetto socio sanitario curato dagli enti territoriali. Posizione ribadita anche dai rappresentanti dei servizi pubblici per le dipendenze, Federserd. Sonia Caronni, sempre del Cnca, ha richiamato l’urgenza di interventi per alleggerire il numero di persone detenute, garantendo la piena applicazione delle norme vigenti per le pene alternative sia per le persone con dipendenze, sia per i detenuti che non possono fare ritorno ad un domicilio, garantendo soluzioni di housing diffuso sulla scorta dell’esperienza fatta dalle organizzazioni del Cnca durante l’emergenza pandemica Covid-19.
Infine, Riccardo de Facci ha riportato l’attenzione sulla necessità di una maggiore collaborazione con la Magistratura di Sorveglianza per garantire l’avvio dei percorsi alternativi alla detenzione, di un potenziamento dei servizi pubblici e di alcune soluzioni innovative del privato sociale negli Istituti di pena, finalizzate a garantire una migliore assistenza dedicata alle persone con fragilità di salute e la progettazione di percorsi alternativi alla detenzione.