“Siamo qui perché vogliamo e dobbiamo essere insieme, pregare, dialogare, incontrarci, perché nella Chiesa non ci sono frontiere”. Mons. Andrej Saje, presidente della Conferenza episcopale slovena, a poche ore dalla Veglia di preghiera in piazza Transalpina, spiega così il senso dell’iniziativa di questa sera, in programma a Gorizia con la partecipazione delle Chiese in Italia, Slovenia e Croazia, che – al termine della seconda giornata del Consiglio permanente della Cei – firmeranno un appello per la pace, con la partecipazione dei giovani dei rispettivi Paesi. “Ognuno di noi può dare il suo contributo alla pace, può fare qualcosa nelle nostre famiglie e comunità”, l’invito del vescovo, rivolto in modo particolare ai giovani: “La pace è un dono di Dio, non può essere solo l’assenza di guerra ma una pienezza di vita in Cristo”. “I giovani sono la nostra speranza”, gli fa eco mons. Alojzij Cvikl, arcivescovo di Maribor, che ricorda come nella sua diocesi, fino al 1991, l’altare era diviso in due tra i fedeli sloveni e austriaci: oggi, invece, la seconda domenica di luglio di ogni anno “è diventata un luogo di incontro per una celebrazione eucaristica comune nelle due lingue”, e nel 2028 sono in programma diverse iniziative comuni per celebrare gli 800 anni della diocesi. “Il nostro ruolo, da credenti, è mostrare che si può vivere come fratelli, e che ciò rappresenta una ricchezza per ciascuno e per tutti”.