Una serata della 61ª sessione Sae incorso alla Foresteria di Camaldoli è stata dedicata alla presentazione della nuova Traduzione letteraria ecumenica (Tle) del Nuovo Testamento, con relatori Luca Maria Negro e don Luca Mazzinghi, rispettivamente segretario e presidente della Società biblica in Italia (Sbi), moderatrice Francesca Del Corso del Comitato esecutivo del Sae.
“Fino all’Unità d’Italia – ha rievocato il pastore Negro – la Bibbia in Italia era un libro proibito ed era distribuita di contrabbando. Con il Concilio Vaticano II la Parola di Dio è stata rimessa al centro e si auspica che i fedeli abbiano un largo accesso alla Bibbia. Nel 1968 vengono scritte delle Linee guida per la cooperazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia”.
La Sbi è attualmente impegnata in due progetti di traduzione: oltre alla Tle c’è la Bibbia della Riforma, una nuova traduzione protestante dalle lingue originali. Il Nuovo Testamento è stato pubblicato nel 2017 per il quinto centenario della Riforma, mentre l’Antico Testamento è quasi alla conclusione.
Il pastore ha segnalato anche due mostre della Bibbia, “La Parola scritta” e “La Parola scolpita”, che sono in circolazione; la seconda può essere richiesta alla Sbi.
Invece la Tle, a cui hanno partecipato traduttori e revisori di diciotto denominazioni delle tre grandi famiglie confessionali – cattolici, evangelici di diverse denominazioni e ortodossi –, è la prima traduzione italiana ecumenica condotta con criteri letterari di aderenza al testo originale. È il frutto, ha ricordato Negro, di un lungo progetto iniziato nel 1997 dal pastore Paolo Ricca e dal pastore Valdo Bertalot, allora rispettivamente presidente e segretario generale della Sbi.
Il biblista Luca Mazzinghi ha ampliato la rosa di esempi di traduzioni della Bibbia, antiche e moderne, tra queste ultime alcune a stampa in Italia che precedono la Riforma. Ma con il Concilio di Trento le Bibbie furono tolte dalla circolazione e potevano essere lette solo da uomini dotti e solo con il permesso ecclesiastico. A metà Seicento nel monastero delle Clarisse di Monteluce (Perugia) che, per iniziativa della badessa, avevano a disposizione la Bibbia a stampa in cella. La visita canonica del vescovo e la scoperta delle Bibbie causò la loro distruzione. Ma la badessa finché visse continuò a tradurre il Libro per le monache durante la ricreazione. La prima Bibbia cattolica approvata dalla Chiesa fu quella di mons. Antonio Martini tradotta a fine Settecento dalla Vulgata latina.
Il presidente della Sbi ha parlato dei diversi modi di tradurre e ha portato esempi di traduzione della Tle mostrando le scelte adottate rispetto al lessico, alle forme verbali e all’attenzione prestata nel segnalare lacune nei manoscritti di riferimento.
L’impresa di questa traduzione “è stato un lavoro molto intenso e bello che ha creato amicizie tra traduttori e revisori. Il lavoro è stato inviato a ogni singola Chiesa per appurare se la traduzione desse qualche problema e invece è andato tutto bene. La Tle è frutto del lavoro di tanti anni per far sì che la Sbi sia sempre più ecumenica. La Bibbia è un terreno di incontro”, ha concluso don Mazzinghi.