Povertà educativa: Gff, chiude “Sedici modi di dire ciao”. Già si pensa a una seconda edizione

Condivisione, aggregazione, amicizia. Andare oltre i propri limiti e imparare a riconoscere i propri talenti nella relazione con l’altro, attraverso le arti e le attività performative. Si chiude il progetto di Giffoni, “Sedici modi di dire ciao”, ideato e realizzato dall’Ente Autonomo Giffoni Experience, selezionato dall’impresa sociale “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.
“Il 31 luglio questo progetto si chiude. Sono stati cinque anni fantastici, abbiamo visto crescere i nostri ragazzi nei cinque cantieri, che sono Campania, Calabria, Basilicata, diventati come dei figli per tutti noi – esordisce Marco Cesaro, coordinatore di Sedici modi di dire ciao –. Tantissime iniziative nei cinque cantieri: cinema, musica, teatro, scrittura creativa. I ragazzi hanno imparato a scrivere cortometraggi, a montare, a scrivere sceneggiature. Hanno suonato con l’aiuto dei nostri tutor e hanno realizzato colonne sonore per i corti. É stato un percorso intenso, formativo, che non dimenticheranno mai».
Una sfida nata in maniera pionieristica per Giffoni, con la creazione di un network virtuoso tra cinque regioni.
“Sei anni fa ci siamo buttati in questo primo bando di ‘Con i bambini’ che ringrazio per aver creduto immediatamente in Giffoni. Eravamo alla 49ª edizione, il valore del Festival è riconosciuto globalmente: ci hanno affidato la realizzazione di questo bando. Da lì sono venuti fuori tanti altri progetti, anche con i partner di Sedici modi. Sono decollati almeno altri 25 progettualità, attualmente in essere, sempre al servizio dei ragazzi”, dice Marco.
Non si tratta di una chiusura definitiva, perché il Festival guarda già alle prospettive future. “Stiamo già ragionando con gli amici di “Con i Bambini” per realizzare un ‘Sedici modi di dire ciao 2’, una seconda edizione. Abbiamo tante piccole attività in giro per l’Italia, da ‘School Experience’ a “’Think Green’, quest’ultima ideata con una visione ecologica nel cantiere Eboli per i prossimi due anni».
È sul valore pedagogico, di accompagnamento alla costruzione dell’identità e dello sviluppo psico-cognitivo dei ragazzi, che insiste Cesaro: “I giovani sono meravigliosi. Spesso vengono descritti come vuoti e svogliati, ma non è vero. Hanno solamente bisogno di essere ascoltati e di avere un minimo di attenzione da parte di noi operatori. In questo momento sono devastato perché li perderemo tutti da domani mattina, però li rivedremo perché li abbiamo coinvolti in progetti più adulti, perché ormai sono cresciuti. Ci hanno restituito, come in uno specchio, tutto quello che abbiamo fatto per loro: riflettendomi in questo specchio, mi dico che ne stiamo salvando qualcuno”.

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