Ha preso il via il 2 giugno (fino al 9), a Gerusalemme, un corso di formazione e aggiornamento rivolto agli accompagnatori spirituali di pellegrini. L’iniziativa, informa la Custodia di Terra Santa, è promossa dalla Conferenza dei commissari di lingua italiana, in collaborazione con il Commissariats Liaison Office (Clio) e lo Studium Biblicum Franciscanum (Sbf). Ventidue i partecipanti tra frati e collaboratori provenienti da vari commissariati italiani, oltre a rappresentanti da Cracovia e Slovenia. Le attività prevedono anche escursioni nelle regioni del deserto di Giuda, lungo il Mar Morto e nel deserto del Negev. Tema del corso “Nella terra promessa come in terra straniera”, scelto per approfondire il ruolo del deserto nell’Antico e nel Nuovo Testamento “come spazio di prova, rivelazione e nascita della fede”. L’itinerario include sessioni accademiche, momenti liturgici e visite guidate a luoghi significativi per la narrazione biblica e la storia delle civiltà medio-orientali antiche. Il tema affonda le sue radici “in un paradosso tipicamente biblico: essere a casa, ma da pellegrini”. Il Negev, in questo senso, si rivela un vero laboratorio teologico e antropologico. Come sottolineano alcuni relatori, tra cui fra Alessandro Coniglio, professore presso l’Sbf, “il deserto non è proprietà da occupare, ma spazio da abitare con rispetto, dove la precarietà insegna la solidarietà e l’ospitalità diventa legge non scritta di sopravvivenza”. In un contesto segnato da tensioni e conflitti, il Negev si rivela “non solo uno spazio geografico ma anche esistenziale: una soglia. Come si afferma durante il corso, venire qui è la volontà decisa di essere segno di speranza. L’obiettivo è formare accompagnatori capaci di trasformare ogni pellegrinaggio in un’occasione di incontro, ascolto e fraternità”. Il messaggio centrale che emerge dal corso è radicale: “la terra, come il Vangelo, non si possiede, si riceve e si condivide. Questo insegnamento è testimoniato sia dai relatori, sia dai luoghi stessi, con la loro imponenza muta e memoria viva”. “L’esperienza formativa di giugno 2025 rappresenta un passo concreto verso un nuovo modo di accompagnare: non come guide che conducono, ma come fratelli che camminano insieme. Nel deserto, come nella vita, nessuno si salva da solo” afferma fra Matteo Brera, Commissario di Terra Santa della Toscana. La presenza dei pellegrini nei luoghi santi, è stato ricordato, “non è solo un gesto di fede personale, ma anche un sostegno vitale per i cristiani locali e per tutte le persone che vivono in questa regione. Proprio per questo, il rilancio dei pellegrinaggi viene vissuto come un nuovo inizio. L’auspicio è che questo percorso di formazione, la presenza dei commissari e delle guide di pellegrini possa essere davvero il segno di una rinascita: non solo per i pellegrini che tornano a camminare sulle orme della fede, ma anche per quanti, vivendo in Terra Santa, attendono di ritrovare, attraverso l’incontro e il dialogo, nuove opportunità di vita, di lavoro e di speranza”.