Pedofilia: Meter, aumentano “Pedomama” e abusi su neonati. America ed Europa in pole position. AI usata per produrre contenuti

(Foto: ANSA/Sir)

Aumenta in maniera allarmante il fenomeno “Pedomama”, che identifica l’abuso sessuale perpetrato da donne, in particolare madri, nei confronti dei propri figli. Lo denuncia il  Report 2024 “Pedofilia e pedopornografia. Privacy e minori: un difficile equilibrio”, presentato questa mattina dall’associazione Meter Ets, nella sede centrale di Avola.  “Sebbene il fenomeno di abuso materno su minori sia difficile da accettare socialmente – si legge nel report -, è fondamentale riconoscerlo e affrontarlo per proteggere le vittime”.
Nuovo e Vecchio Continente restano i principali centri di diffusione di materiale pedopornografico online. Nel Report sono stati individuati 4.977 link ospitati su server americani e 1.475 su server europei, confermando il predominio dei continenti più ricchi e tecnologicamente avanzati, che si rivelano essere i principali “padroni del web”.
Per quanto riguarda l’età dei bambini, cresce la richiesta di materiale pedopornografico relativo alla fascia 8/12 anni con 1.589.332 minori fotografati e 1.678.478 minori ripresi in video. Tuttavia sono in preoccupante aumento gli abusi su neonati, anche subito dopo la nascita, con un totale complessivo di 2.400 segnalazioni di materiale prodotto e diffuso.
L’AI sta emergendo come una delle minacce più gravi: secondo il Report, gruppi pedocriminali attivi su piattaforme crittografate, nonché su dark web e deep web, la utilizzano per produrre e diffondere materiali sintetici, altamente realistici, che raffigurano abusi su minori, inclusi neonati. Per gli esperti di Meter questi contenuti rappresentano un grave pericolo perché alimentano reti criminali già complesse da monitorare, contribuiscono ad una “normalizzazione” degli abusi, aumentano la domanda di contenuti pedopornografici. “Essenziale – si legge nel Report – che queste immagini sintetiche vengano universalmente riconosciute come reati a danno dei minori, anche se non rappresentano situazioni reali di abuso”.

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