Cattolici e politica: Campati (Un. Cattolica), “dare nuovo slancio al protagonismo, preservando gelosamente le molteplici sensibilità e articolazioni”

“Condividere pratiche tra amministratori locali è esemplare ma non sufficiente. Oggi manca una chiara visione politica, una prospettiva a lungo termine; se non c’è una chiara visione anche le politiche rischiano di essere inefficaci”. Lo ha sottolineato questa mattina Antonio Campati, ricercatore di Filosofia politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel suo intervento alla costituente “La rete di Trieste. (Perfino) più di un partito” in svolgimento al Th Hotel Carpegna di Roma.
Il docente ha invitato a “diffidare da coloro che considerano superate le visioni ideali e ideologiche; sono ancora le visioni quelle che determinano la geopolitica”. Per questo, “non dobbiamo farci trovare impreparati, la Dottrina sociale della Chiesa è la base di riferimento per leggere e interpretare le cose nuove che stanno accadendo”. Campati ha poi sottolineato che “l’espressione ‘classe politica’ non è vista di buon occhio”. Per questo è “necessaria un’inversione di tendenza; dopo un trentennio di critiche feroci e a volte giustificate alla ‘casta’, oggi occorre ridar dignità a chi fa politica”. “Nel nostro Paese – ha denunciato – esiste un grave problema relativo alla circolazione del ceto politico; molti amministratori bravi faticano moltissimo a proseguire la loro carriera a livelli superiori” perché è come ci fosse “un soffitto di cristallo sulle teste di amministratrici e amministratori locali”. Per il docente il “pluralismo è un tema da non trascurare, per noi è normale che sia garantito nelle democrazie. Ma ci sono forme sottili di limitazione della libertà che talvolta possono essere scambiate per modalità con cui si pensa di aumentare le libertà. Occorre mantenere alta l’attenzione”, il monito di Campati. Un altro tema è quello di “corpi intermedi” che “per fortuna sopravvivono nell’era della disintermediazione. Ma oggi – ha osservato – non sono solo più quelle vecchie ‘cinghie di trasmissioni’, ci sono i social media che sono corpi intermedi virtuali, soggetti che mediano e veicolano messaggi”. “Alla partecipazione politica ibrida – online e offline – si affiancherà in futuro anche una rappresentanza politica ibrida?”, l’interrogativo posto dal docente. Infine un’ultima riflessione: “Penso che i cattolici italiani che hanno interesse e fanno politica hanno peccato in ambizione, non in eccesso ma in difetto. Ho la percezione che si sia giocato un po’ troppo in ritirata. Credo ci sia un eccesso di consapevolezza dei tempi cambiati, del fatto che siamo un piccolo gregge, una minoranza creativa: questo non deve porci ad un livello secondario nel dibattito pubblico. Iniziative come questa servono a dare nuovo slancio al protagonismo dei cattolici, preservando gelosamente tutte le molteplici sensibilità e articolazioni che vivono e convivono dentro il mondo cattolico”. “La presenza dei cattolici sulla scena pubblica non può essere semplicemente testimonianza, dev’essere concreta e viva”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi