Dall’inferno di Gaza agli ospedali italiani. Don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) racconta a In Terris, in occasione della Giornata internazionale contro il cancro infantile, la via del dialogo che ha consentito di far uscire dalla Striscia l’infanzia colpita da tumore per curarla nel nostro Paese. “Con i bambini malati di Gaza soccorriamo l’umanità ferita”, spiega don Buonaiuto, che aggiunge: “Come Comunità Papa Giovanni XXIII siamo da oltre trent’anni presenti negli scenari di conflitti e di tensioni internazionali attraverso un nostro settore dedicato che si chiama ‘Operazione Colomba’ e che consiste nel vivere concretamente la nonviolenza in zone di guerra. Dal 1992 siamo stati in moltissimi Paesi dove c’erano conflitti e continuiamo ad operare in luoghi molto difficili e anche rischiosi”. La nuova iniziativa umanitaria e di soccorso sanitario è stata possibile grazie a “un lavoro di squadra fenomenale”. Don Buonaiuto racconta l’arrivo dei bambini a Ciampino: “È stata una fortissima emozione vedendoli nei loro volti così provati da queste malattie gravissime. Però abbiamo visto anche volti pieni di speranza e di gratitudine, le mamme e i fratellini sfiniti anche loro, ma con grandi sorrisi. Grande però è stato anche il dolore di saperli così malati e bisognosi di un urgentissimo intervento che i nostri ospedali sapranno affrontare con il massimo dell’attenzione e che voglio ringraziare per la loro grande disponibilità di tante realtà ospedaliere, le migliori sul campo della pediatria”.
Il sacerdote anticipa: “Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare un altro piccolo e poi spero che riusciremo a portarne altri sempre con patologie gravissime che non potrebbero sopravvivere tra quelle macerie di Gaza. Sicuramente l’Italia è ancora una volta in prima linea per l’aiuto umanitario e questi gesti così concreti dimostrano lo spessore umano e professionale che ci caratterizza unendoci come nazione per l’unito scopo di soccorrere e salvare. Come ho detto all’aeroporto, ora questi bambini sono anche i nostri figli, i nostri bambini andando oltre ogni nazione o cultura o religione lo dobbiamo tutti sentire come i nostri figli da amare e curare nel migliore dei modi. Grazie agli italiani che stanno operando, al Governo e a tutta la grande rete di medici e di volontari”.