In un Paese dove oltre 5,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta, la Legge di bilancio approvata dal Parlamento “riduce in modo consistente il Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva”. A denunciarlo è l’Alleanza contro la povertà, che parla di un taglio “strutturale” pari a 267 milioni di euro nel 2026, destinato ad aumentare negli anni successivi. Una scelta che, secondo la rete, compromette la capacità dei Comuni di garantire servizi essenziali, percorsi di inclusione e presa in carico delle persone più fragili.
“Tagliare il Fondo povertà significa indebolire l’ossatura delle politiche di contrasto all’esclusione sociale – dichiara Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza – senza risorse adeguate per i servizi territoriali, l’intervento pubblico rischia di ridursi a un sostegno monetario minimo, incapace di affrontare le cause strutturali della povertà” e oltretutto rivolto ad una platea ristretta a causa dei requisiti introdotti dalla legge 85/2023. Una prospettiva particolarmente allarmante in un contesto in cui la povertà colpisce soprattutto minori, famiglie numerose, persone sole e residenti nelle aree più fragili del Paese.
La rete critica anche la modifica sul rinnovo dell’Assegno di inclusione: eliminare il mese di sospensione tra un ciclo e l’altro è “solo apparentemente una buona notizia”, perché un emendamento dell’ultimo minuto dimezza la prima mensilità dopo il rinnovo. Una misura che, secondo l’Alleanza, risponde più a logiche di risparmio che a un reale rafforzamento dello strumento. Di qui la richiesta di Russo al Governo e al Parlamento: “Ripristinare le risorse sottratte al Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva” e “avviare un’interlocuzione strutturata con le organizzazioni sociali, affinché il contrasto alla povertà torni ad essere una priorità concreta dell’agenda politica.