“C’è un po’ di paura. Anche se francamente devo dirvi che noi che siamo qui non abbiamo paura. Per lo meno di questi spari. Ciò che più ci fa paura è l’inerzia di una comunità che pensa di risolvere le cose chiudendosi a casa”. Lo scrive padre Giovanni Giannalia, parroco della chiesa San Filippo Neri, allo Zen, periferia di Palermo, nella lettera ai fedeli di fine anno, dopo l’atto intimidatorio alla parrocchia che si è verificato nei giorni scorsi. “Se c’è un momento nel quale bisogna uscire è proprio questo”, aggiunge.
Il parroco invita a non pensare di “salvarci chiudendo la porta di casa perché ‘quando ho la possibilità tanto me ne vado da questo quartiere’”. “Prima di essere abitanti di questo quartiere siamo uomini e gli uomini affrontano le cose. E se anche fosse per tutelare i vostri figli sappiate che la cosa migliore che potete fare, per tutelarli e salvarli, è uscire con loro a testa alta per affrontare le cose invece di scappare”. Padre Giannalia osserva anche che “se tra di noi ci fosse più coraggio certo non vedremmo quello che ci tocca di vedere”. “Dispiace dirlo ma l’inerzia e la paura sembrano dominare in questo quartiere. Allo stato massimo si trovano in coloro che hanno compiuto questi gesti che sono immersi nel male e hanno paura di essere svegliati e di rialzarsi. Il nostro coraggio aiuterebbe anche loro”.
A tutti quelli che” si dicono cristiani”, il religioso ricorda che “Cristo certamente oggi uscirebbe”. “La paura e l’essere cristiani non vanno d’accordo. Il rimedio al male c’è, ma passa attraverso ciascuno di noi. Se non reagiamo al male, nel modo in cui possiamo, allora è inutile lamentarsi e piangersi addosso e credo che sia inutile anche pregare”. Infine, il pensiero a coloro che hanno sparato sulle porte della chiesa e messo l’esplosivo sul portone. “Nessun odio nei vostri confronti. Se andiamo avanti è anche per voi. Il vostro nemico non siamo noi. Sono quelli che vi spingono a fare queste cose. Per i quali voi non valete niente. Per noi invece avete un grande valore”.