In Italia quasi 6 milioni di persone, pari al 9,9% della popolazione, non riescono a permettersi un’alimentazione sana e bilanciata. È quanto emerge dall’Atlante della Fame in Italia di Azione Contro la Fame, presentato oggi alla Camera dei Deputati. Il dato, in crescita rispetto all’8,4% del 2023, evidenzia come l’insicurezza alimentare colpisca soprattutto famiglie numerose, residenti nel Sud, con almeno un componente straniero o con basso livello di istruzione. Il report sottolinea inoltre il fenomeno della povertà lavorativa, che riguarda nuclei con redditi bassi e contratti precari: oggi anche chi ha un’occupazione può trovarsi nell’impossibilità di accedere a una dieta adeguata. Particolarmente vulnerabili risultano i giovani fino a 34 anni e le famiglie con tre o più figli minori. Un paradosso riguarda l’accesso agli aiuti: il 78% delle famiglie che non possono permettersi un pasto proteico ogni due giorni non ricorre a forme di sostegno, spesso per stigma o scarsa conoscenza dei servizi. “A oggi la povertà alimentare è sempre più legata al lavoro povero e precario, che non garantisce un’alimentazione adeguata. È necessario superare la logica emergenziale e costruire politiche efficaci e durature per garantire il diritto al cibo a tutte e tutti”, ha dichiarato Giulia Carlini, advocacy officer di Azione Contro la Fame. Tra le proposte avanzate dall’organizzazione: il riconoscimento del diritto al cibo nella legislazione nazionale, l’istituzione di un tavolo istituzionale permanente, interventi orientati all’autonomia e salari dignitosi.