Consiglio d’Europa: violenza contro le donne, passi avanti in Italia. Ma occorre fare di più

Nel suo primo rapporto di valutazione sull’Italia, pubblicato oggi, il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Grevio) “accoglie con favore la notevole estensione e lo sviluppo del quadro legislativo del Paese in materia di violenza contro le donne, che dimostrano chiaramente l’impegno ad attuare la Convenzione di Istanbul”. Allo stesso tempo, si legge in una nota diffusa a Strasburgo, “evidenzia alcune aree in cui occorrono ulteriori misure per assicurare la piena conformità alle norme della Convenzione”. Il rapporto evidenzia “una serie di sviluppi positivi in ambito legislativo, tra cui figurano: una nuova legge sulle statistiche in tema di violenza di genere volta a garantire una raccolta esaustiva di dati e a favorire l’adozione di politiche basate su prove, riforme del processo penale che introducono l’obbligo di nominare pubblici ministeri specializzati per i reati che rientrano nel campo di applicazione della Convenzione e l’obbligo di pubblicare linee guida nazionali sulla formazione di tutti i professionisti in questo ambito. Altre misure legislative positive includono la possibilità di accelerare i procedimenti di diritto di famiglia in cui vi siano accuse di violenza domestica, il potenziamento dei poteri di indagine del giudice che si occupa di tali procedimenti e il rafforzamento del coordinamento tra detti giudici, i pubblici ministeri e gli altri attori della giustizia penale”.
Il rapporto “accoglie altresì con favore le misure prese per migliorare la risposta della giustizia penale alla violenza contro le donne e rafforzare la fiducia delle vittime nelle istituzioni. Tali misure includono il lancio di una nuova applicazione (Youpol) che facilita la segnalazione degli atti di violenza alla polizia attraverso mezzi digitali e il nuovo obbligo di videoregistrazione dei colloqui con le vittime vulnerabili”.
Nonostante i progressi compiuti, il Grevio osserva “la necessità di ulteriori risorse finanziarie per l’attuazione delle riforme della giustizia penale che hanno introdotto procedure accelerate per i casi di violenza nei confronti delle donne”. Analogamente, “occorrono misure per semplificare e accelerare l’erogazione di fondi adeguati ai centri antiviolenza e alle case rifugio e per armonizzare i criteri di erogazione di tali fondi”.
Alla luce dell’aumento dei casi di violenza sessuale nei confronti delle ragazze e del crescente consumo di contenuti pornografici violenti da parte dei minori, in Italia come anche in altri Paesi, il Grevio “sottolinea la necessità di un’azione preventiva adatta all’evoluzione delle capacità dei discenti”. Chiede inoltre “alle autorità di garantire una formazione obbligatoria sulla violenza nei confronti delle donne per tutta una serie di professionisti, tra cui gli attori della giustizia penale”. Il rapporto indica elevati tassi di archiviazione e abbandono dei procedimenti, ad esempio, nei casi di violenza domestica e stalking. Inoltre, i processi continuano a essere lunghi e, laddove si concludano con una condanna, le pene pronunciate non sempre sono proporzionate o dissuasive. “Le vittime continuano inoltre a subire una vittimizzazione secondaria a causa di stereotipi e pregiudizi di genere”. Nel rapporto si esprime “preoccupazione anche per il modo in cui viene utilizzata la giustizia riparativa nei casi di violenza domestica, stupro, stalking e omicidio, sottolineando la necessità di procedere con cautela nella proposta e nell’accettazione di processi di questo tipo e chiedendo l’applicazione sistematica di una serie di garanzie, tra cui una valutazione dei rischi per stabilire se tali processi sono adatti ai casi in questione; la fornitura di informazioni complete sugli obiettivi, sulle conseguenze e sulla natura non obbligatoria della giustizia riparativa; la verifica da parte dei giudici del consenso delle vittime a tale procedura”.
“Accolgo con favore il recente voto unanime del Parlamento italiano che introduce il reato di femminicidio”, dichiara il Segretario generale del Consiglio d’Europa Alain Berset. “Questo importante passo segna un cambiamento culturale nel modo in cui percepiamo e affrontiamo la violenza contro le donne e la violenza domestica. Proteggere le donne e le ragazze dalla violenza non è solo un obbligo giuridico; è un imperativo morale”.

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