Bene comune: mons. Pegoraro (Pav), “cristiani siano più preparati e capaci di stringere patti per seminare speranza”

Servono cristiani “più preparati, più capaci di dialogare e di stringere patti”, soprattutto in un tempo attraversato da crisi di vario genere e segnato da un grave inverno demografico. Ne è convinto mons. Renzo Pegoraro, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che è intervenuto al convegno annuale del movimento ecclesiale di Rinascita Cristiana che si è chiuso oggi a Roma. “Per seminare senso e speranza, bisogna recuperare il significato della realtà, riaffermando con forza la centralità della persona umana e sviluppando alleanze, ovvero patti sociali, tra le generazioni e tra uomo e donna”, ha spiegato mons. Pegoraro sottolineando che “di fronte alla grande domanda di senso del mondo, i cristiani sono chiamati ad arare, dissodare e seminare, con tenacia e fiducia”. “Occorre entrare nel merito delle crisi, non fermarsi agli slogan e ai luoghi comuni ma andare in profondità”, ha scandito il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che ha richiamato gli aderenti al movimento alla loro stessa vocazione, ben espressa nel nome “Rinascita cristiana”. “Se vogliamo preparare la primavera – ha osservato – dobbiamo investire nello studio e nell’approfondimento, perché altrimenti la verità scivola nell’opinione, preparare strumenti di dialogo, discernere le priorità e fare proposte concrete”.
“Approfondire è il miglior servizio che possiamo rendere alle nuove generazioni”, ha detto da parte sua Francesca Sacchi Lodispoto, segretaria nazionale del movimento. Nel trarre le conclusioni delle due giorni, che si è aperta con la celebrazione del Giubileo e che ha visto l’intervento di Rosy Bindi, Sacchi Lodispoto ha messo in luce l’urgenza di creare alleanze, fondamentali per realizzare quel “progetto di umanità” che è al centro del “piano di lavoro” di quest’anno. Un impegno, ha sintetizzato la segretaria nazionale di Rinascita Cristiana, per contribuire alla costruzione “di una società più giusta e rispettosa dei diritti umani attraverso l’educazione, la testimonianza e l’azione concreta”.

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