Leone XIV: “il linguaggio va educato alla scuola dell’ascolto e del dialogo”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Le parole sono quel patrimonio comune attraverso le quali fioriscono le radici della società che abitiamo. In un clima multietnico diventa allora indispensabile aver cura del dialogo, favorendo la comprensione reciproca e interculturale come segno di accoglienza, di integrazione, di fraternità. A livello internazionale, questo stesso stile può portare frutti di cooperazione e di pace, a patto che perseveriamo a educare il nostro modo di parlare”. Lo ha sottolineato questa mattina Papa Leone XIV ricevendo in udienza nell’Aula Paolo VI i partecipanti al Giubileo della diplomazia italiana.
“Solo quando una persona è onesta – ha osservato il Santo Padre –, infatti, diciamo che è ‘di parola’, perché la mantiene come segno di costanza e fedeltà, senza voltafaccia. Allo stesso modo, una persona è coerente quando fa quello che dice: la sua parola è il buon pegno che dà a chi la ascolta, e il valore della parola data dimostra quanto vale la persona che la dice”. “In particolare – ha proseguito il Papa –, il cristiano è sempre uomo della Parola: quella che ascolta da Dio, anzitutto, corrispondendo nella preghiera al suo appello paterno”. “Come i sensi e il corpo, così anche il linguaggio va dunque educato, appunto alla scuola dell’ascolto e del dialogo”, ha ammonito Leone XIV: “Sia essere autentici cristiani, sia essere cittadini onesti significa condividere un vocabolario capace di dire le cose come stanno, senza doppiezza, coltivando la concordia fra le persone. Perciò è nostro e vostro impegno, specialmente come ambasciatori, favorire sempre il dialogo e tesserlo nuovamente, qualora si interrompesse”.

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