Leone XIV: “il contrario del dialogo non è il silenzio, ma l’offesa”. “Chi si stanca di dialogare, si stanca di sperare la pace”

(Foto Vatican Media/SIR)

“In un contesto internazionale ferito da prevaricazioni e conflitti, ricordiamo che il contrario del dialogo non è il silenzio, ma l’offesa. Laddove, infatti, il silenzio apre all’ascolto e accoglie la voce di chi ci sta davanti, l’offesa è un’aggressione verbale, una guerra di parole che si arma di menzogne, propaganda e ipocrisia”. Lo ha sottolineato questa mattina Papa Leone XIV ricevendo in udienza nell’Aula Paolo VI i partecipanti al Giubileo della diplomazia italiana.
“Impegniamoci con speranza a disarmare proclami e discorsi, curandone non solo la bellezza e la precisione, ma anzitutto l’onestà e la prudenza”, ha ammonito il Pontefice. “Chi sa cosa dire, non ha bisogno di molte parole, ma solo di quelle giuste: esercitiamoci dunque a condividere parole che fanno bene, a scegliere parole che costruiscono intesa, a testimoniare parole che riparano i torti e perdonano le offese”, ha esortato il Papa, rilevando che “chi si stanca di dialogare, si stanca di sperare la pace”. Leone ha poi rievocato “l’accorato appello che san Paolo VI rivolse all’Assemblea delle Nazioni Unite esattamente sessant’anni fa. Quel che unisce gli uomini, notava il mio venerato predecessore, è un patto suggellato ‘con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!’ (Discorso alle Nazioni Unite, 5)”. “Sì, la pace è il dovere che unisce l’umanità in una comune ricerca di giustizia. La pace – ha rilevato – è l’intento che dalla notte di Natale accompagna tutta la vita di Cristo, fino alla sua Pasqua di morte e risurrezione. La pace è il bene definitivo ed eterno, che speriamo per tutti”. “Al fine di custodire e promuovere la pace vera, siate dunque uomini e donne di dialogo, sapienti nel leggere i segni dei tempi secondo quel codice dell’umanesimo cristiano che sta alla base della cultura italiana ed europea”, l’invito conclusivo del Papa.

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