Iraq: card. Sako (patriarca) sui 1.700 anni del Concilio di Nicea, “non possiamo soccombere allo scandalo della divisione”

Card. Sako (Foto Patriarcato Caldeo)

La visita di Papa Leone XIV a Nicea con i capi delle altre Chiese “rappresenta una grande opportunità ecumenica. Speriamo che questa occasione aiuti a far rivivere lo spirito che motivò i Padri Sinodali di allora a esprimere la fede in termini chiari e comprensibili, e a cercare ciò che unisce i cristiani nella testimonianza della loro fede e nella credibilità del loro insegnamento”. Lo ha detto il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, partecipando ieri sera, a Baghdad, ad una serata commemorativa dei 1700 anni del Concilio ecumenico di Nicea (325-2025), presenti i rappresentanti di altre denominazioni cristiane, sacerdoti, suore e fedeli. “La divisione – ha rimarcato – è un grande ostacolo all’evangelizzazione. L’unità non è solo un’idea, è un progetto fondamentale da incarnare nella vita quotidiana. L’unità è una scelta e una cultura, una presenza e un campo di lavoro, un insegnamento e una testimonianza per rendere credibili le nostre Chiese affinché possano diventare un segno di speranza in un mondo perduto. Non possiamo soccombere allo ‘scandalo della divisione’, perché l’unità cristiana è un progetto vitale, contenuto nella preghiera di Gesù e come tale deve rimanere nelle nostre preghiere e nei nostri sforzi”. L’unità, ha ribadito Mar Sako, “non è la fusione delle Chiese in un’unica Chiesa. Credo che le chiese possano preservare la loro identità locale, la loro storia, i loro rituali, la loro lingua, il loro patrimonio, ma trovando una nuova formula giuridica per l’unità”. Per il patriarca caldeo “storia, lingua e rituale non dovrebbero essere un ostacolo all’unità. Di fronte alle varie sfide affrontate dalle nostre Chiese – è stato l’appello del card. Sako – dobbiamo cambiare mentalità, purificare le idee preconcette, correggere la rotta, rafforzare il nostro rapporto alla luce dell’unica Fede unica e della comunione dei Sacramenti, e promuovere valori spirituali e morali, solidarietà”.

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