È stato presentato ieri a Roma il manifesto dal titolo “Singolarità tecnologica verso Malattia zero”, un documento che intende costruire un’alleanza tra medicina e tecnologia, fondata sull’umanità della relazione. A firmarlo Angelo Barbato, professore di Igiene generale ed applicata presso la Sapienza Università di Roma e direttore sanitario Asl Rieti; Tonino Cantelmi, presidente del Consiglio di Indirizzo dell’Istituto nazionale Salute migranti povertà (Inmp), componente del Comitato nazionale per la bioetica della Presidenza del Consiglio dei ministri e professore associato di Psicopatologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma; Paola Comite della Asl Rieti; Andrea Costanzo di Dreamcom srl. La presentazione, si legge in un comunicato, è avvenuta nell’ambito del convegno dal titolo “Singolarità, tecnologia e AI verso malattia zero – un manifesto per un think tank”, promosso dall’Istituto di Terapia cognitivo-interpersonale (Itci) con la direzione scientifica della Asl Rieti e il patrocinio del ministero della Salute, che si è tenuto presso l’auditorium del ministero della Salute. Il manifesto evidenzia come l’innovazione tecnologica sia accelerata esponenzialmente, creando il terreno fertile per la forza definitiva: l’Intelligenza artificiale (IA), che ad oggi è un moltiplicatore di velocità e forza per il pensiero umano. “Si tratta, per ora, – si legge nel testo – di un’IA ‘debole’ o ‘ristretta’, progettata per compiti specifici, la cui implementazione solleva già oggi le pressanti urgenze bioetiche e regolatorie. Proprio perché è un acceleratore così potente, ma privo di creatività e giudizio etico, la sua traiettoria deve essere governata con saggezza. L’IA, infatti, non è un dispositivo neutrale: le modalità con cui viene progettata e applicata riflettono visioni implicite della medicina, del corpo e della decisione clinica. La direzione di questo cambiamento deve rimanere saldamente nelle nostre mani, guidata da un’etica della responsabilità, della trasparenza e della giustizia”. Il manifesto si fonda su quattro pilastri tecnologici e sociali interconnessi, che rappresentano le direttrici fondamentali dell’azione: “L’IA, come motore di una sanità proattiva e predittiva; la Nanotecnologia, per la rigenerazione biologica e il superamento dei limiti cellulari; la ‘Medicina di popolazione’ all’interno di sistemi universalistici, come garanzia di equità e accesso per l’intera comunità; una dimensione etica che assicuri nella tutela della salute un approccio integrato (scientifico, umano, sociale e spirituale) e umanizzante (la salute non può essere algoritmica), in una logica di salute olistica”. “L’introduzione progressiva dell’intelligenza artificiale (IA) nei contesti sanitari – commenta Cantelmi – non rappresenta un semplice avanzamento tecnologico, ma configura un profondo mutamento epistemologico e operativo nella concezione stessa della medicina. Si tratta, pertanto, di confrontarsi con una trasformazione del paradigma che informa l’idea di salute, malattia, cura e, soprattutto, relazione terapeutica. In questo scenario in rapida evoluzione, l’etica biomedica assume un ruolo centrale quale ambito di riflessione critica e orientamento normativo”. “L’impatto dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario – aggiunge Cantelmi – non può essere dunque affrontato esclusivamente in termini di efficienza, accuratezza o ottimizzazione delle risorse. Si tratta, piuttosto, di una questione eminentemente etica, che chiama in causa la nostra concezione della medicina, del rapporto umano nella cura e del ruolo del sapere clinico. È fondamentale che l’adozione dell’IA sia guidata da un’etica della responsabilità, della trasparenza e della giustizia, capace di garantire che il progresso tecnologico non comprometta, ma piuttosto rafforzi, la qualità relazionale, la personalizzazione dell’assistenza e la presa in carico globale della persona sofferente”.