Camaldoli: Roy (Ist. Europeo), “individualizzazione del rapporto con la religione e disaccoppiamento tra fede e identità”

(dall’inviato a Camaldoli) L’analisi di Roy si articola: l’islam – afferma nella sua relazione al convegno di Camaldoli – non è più un fattore di mobilitazione politica; gli islamisti non hanno più il monopolio dell’islam politico: “Cresce la secolarizzazione della società civile e, nonostante il predominio di un conservatorismo dei costumi, fa sì che i simboli dell’islamicità (velo, digiuni, preghiere pubbliche) non abbiano più un significato politico”. “Molti giovani smettono di praticare il Ramadan in pubblico. I tribunali si mostrano più moderati sulle questioni di blasfemia”, e gli esempi si moltiplicano. Infine, “le manifestazioni per Gaza nel mondo si svolgono più all’interno di una tradizione anticolonialista che in riferimento al jihad: in Occidente riuniscono i giovani studenti e non i quartieri immigrati a forte popolazione musulmana”.
Allora, quale islam? – si è chiesto Roy. “Oggi assistiamo a un’individualizzazione del rapporto con la religione ancora più accentuata, in particolare sotto forma di un ritorno a forme più tradizionali come il sufismo, ma anche all’affermazione dell’ateismo o addirittura a conversioni (in particolare al cristianesimo). Direi che assistiamo anche a un fenomeno che si riscontra anche nel cattolicesimo: un crescente disaccoppiamento tra fede e identità”. I simboli religiosi, “come il velo, rappresentano sia un’affermazione di sé e della propria fede, sia un segno più culturale che religioso. In Europa indicano l’appartenenza a una minoranza dominata che difende la propria identità per essere riconosciuta e rispettata, ma che non pone la questione della fede e del credo”. Il dibattito non verte sulla teologia e “questa tendenza identitaria si allea volentieri con l’estrema sinistra nella difesa del multiculturalismo e non della libertà religiosa. Al contrario, molti giovani musulmani born again (rinati), invece di partire per il jihad, dialogano/emulano i giovani cristiani della loro età: è per questo che si vedono ragazze cristiane indossare il velo o digiunare, non perché affascinate dall’islam in sé, ma per emulazione verso una spiritualità che va per la maggiore tra i giovani musulmani che frequentano il loro quartiere, a scuola o all’università. Questo complesso gioco tra identità e spiritualità si svolge anche in uno spazio spesso virtuale (Internet) e rimane distaccato da riferimenti politici”. Per Roy “le polarizzazioni identitarie che dominano la vita politica (il movimento Maga negli Stati Uniti che riunisce evangelismo protestante e identitarismo bianco, cattolici tradizionalisti in Europa che difendono un’Europa cristiana contro l’immigrazione) non dovrebbero nascondere i movimenti più profondi e complessi che dimostrano che la ricerca di spiritualità tra i giovani non assume più le forme ideologiche che hanno conosciuto le generazioni precedenti”.

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