Diocesi: Moraglia (Venezia), Madonna della Salute “appartenere a Dio vuol dire anche servire il mondo”. Preghiera per Alberto Trentini detenuto in Venezuela  

La forza del Sì di Maria a Dio: ruota intorno a questa immagine l’omelia del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia nella messa celebrata questa mattina nella città lagunare per la festa della Madonna della Salute. “Il significato immediato” di questo Sì, ha detto il patriarca “è quello di una disponibilità totale, ‘cattolica’ – ossia secondo il tutto -, una ricezione attiva motivata da una fede più grande che si apre, come ogni vera fede, all’amore. Così, Maria, ad un tempo riceve e dona; è la prima ‘graziata’, la prima ‘salvata’, la prima ‘cooperatrice’ in ordine al nostro cammino salvifico”. “È nel suo sì pieno, totale, universale, che Maria non è solo ‘tipo’ ma anche ‘modello’ della Chiesa; in essa si dà la realizzazione piena della Chiesa”. Maria si pone modello di “servizio del Signore perché l’alternativa è quella di essere rivolti al mondo e al suo servizio. Subito si coglie la differenza: si possono cercare le attenzioni del mondo e non essere protesi verso Dio. Maria si prende cura del mondo ma non si cura di piacere al mondo. A noi capita l’inverso: non ci prendiamo cura del mondo ma ci curiamo di piacere al mondo”. Eppure, ha aggiunto Moraglia, “appartenere davvero a Dio vuol dire anche servire il mondo. Maria, che appartiene a Dio, non si cura del mondo ma ne ha cura. Non teme il mondo, ma ama chi lo abita. Il discepolo, sull’esempio di Maria, è allora chiamato a tendere verso questa grande libertà interiore. E, come Maria, non penserà a servirsi del mondo, non si assoggetterà e neppure si adatterà ad esso, ma vi si applicherà”. Nessuna preoccupazione, allora, “dei primi posti, dei titoli o della notorietà, perché tutto attende dalle mani di Dio e, in fondo, Lei aspetta tutto da Dio e solo da Lui”. Ponendosi al servizio di Dio, Maria “riesce a vivere il tempo dell’esistenza terrena, giorno dopo giorno, veramente in pienezza, in modo totalmente libero e perciò in grado d’esprimere quella speranza forte che proprio il Giubileo ci invita a scoprire”. Citando il Magnificat, il patriarca ha riconosciuto che “quello che spesso manca a noi, oggi, è l’appartenere a Dio che – al di là di tante vuote parole – nasce proprio dall’umiltà. Quello che spesso manca al discepolo, al suo modo di relazionarsi alle persone, alle situazioni, ai beni è la mancanza di libertà rispetto al giudizio degli uomini e ai criteri del mondo, ossia, la fama, il possesso, il potere”. E questo avviene per “la mancanza di umiltà, la sola che, oltre ad indicarci la verità, ci consegna ad essa facendo spazio a Dio”. Al termine dell’omelia Moraglia ha voluto ricordare “Alberto Trentini che, ormai da più di un anno, è ristretto in carcere nel Venezuela. Nel confermare la nostra vicinanza a familiari ed amici, in particolare a mamma Armanda e papà Ezio, ci affidiamo nella preghiera alla sollecitudine materna della Madonna della Salute perché riesca a sciogliere i nodi che impediscono la positiva risoluzione della vicenda e così Alberto possa presto tornare libero”.

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