Diocesi: mons. Marconi (Macerata), “il vescovo Carboni è stato davvero un dono di Dio”

“Mons. Carboni è stato davvero un dono di Dio” con “la sua capacità di essere stato un uomo profondamente evangelico e quindi chiaramente profetico, perché il Vangelo non scade, né perde di attualità e chi cammina illuminato dal Vangelo è sempre avanti sui suoi tempi”. Lo ha detto, ieri, mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata, nella messa in ricordo del compianto vescovo Francesco Tarcisio Carboni, nel trentennale della morte.
“Mons. Tarcisio – ha ricordato mons. Marconi – giunse a Macerata arricchito da un’esperienza di parroco, di padre spirituale del seminario e di missionario. Queste tre esperienze gli permisero prima di tutto di avere chiara la visione del valore e dell’importanza della parrocchia, come luogo in cui le persone possono fare un’esperienza di fede ed incontrano il Signore. Ma proprio perché aveva fatto davvero il parroco, don Tarcisio riconosceva anche che nel mondo nuovo che si annunciava ed entro il quale ormai ci troviamo pienamente, la parrocchia da sola non sarebbe bastata”.
Fu mons. Carboni che “nel 1993 portò tra noi San Giovanni Paolo II a benedire la prima pietra del Seminario e partecipare al Pellegrinaggio Macerata Loreto”.
Carboni, che indisse e concluse il Sinodo diocesano, aveva chiaro l’obiettivo di “una Chiesa sinodale, in cui si cammina insieme con Cristo e verso il Regno” come “ci ha detto oggi il Papa ad Assisi, riconoscendo le diversità nei carismi come una grande ricchezza”, ha sottolineato mons. Marconi, evidenziando: “Questa Chiesa rinnovata, mons. Carboni l’aveva ben chiara già nel 1976, quando divenne nostro vescovo dopo essere stato anche padre spirituale in Seminario. Da questa esperienza aveva imparato che prima di tutto abbiamo bisogno di preti, di diaconi, di laici arricchiti e maturati da una profonda vita di preghiera. Senza la preghiera e l’unione con Dio, senza essere uomini e donne di Dio, non avremmo nulla da portare al mondo. E mons. Carboni colpiva tutti nell’incontro personale, perché era subito chiaro il suo rapporto profondo e schietto con il Signore Gesù, nutrito da una preghiera fedele ed intensa”.
Il vescovo Carboni, che era stato missionario in Brasile tra i lebbrosi,” aveva ben chiaro che sempre più ogni cristiano ed ogni prete doveva essere un missionario nel mondo di oggi, dove l’annuncio del Vangelo e la proposta di Gesù come unico Salvatore dell’umanità, sono una sfida quotidiana. È stato mons. Carboni che ha rilanciato davanti agli occhi dei maceratesi la luminosa figura del grande missionario padre Matteo Ricci, capace di giungere fino in Cina per annunciare Gesù Cristo, con il metodo missionario dell’amicizia, quello che oggi tecnicamente viene definito metodo dell’inculturazione. In cui si annuncia Cristo prima di tutto incontrando le persone ed i popoli e ponendosi in un atteggiamento di ascolto prima che di critica, di accoglienza del bene che si trova, prima che di proposta della necessaria conversione”.
Il suo motto episcopale “predica verbum”, cioè “annuncia la Parola”, “ha ancora tutta la sua efficacia in un mondo dove risuonano spesso tante chiacchiere, ma manca quella parola piena di sapienza umana e divina che non è tanto un concetto, quanto la concretezza di una persona”.
“A lui dobbiamo la nostra bella Aula sinodale ed a lui vogliamo intitolare la Cittadella della Carità di via dei Velini. Questo bel progetto ha ottenuto il sostegno straordinario anche della Presidenza della Cei e le offerte di questa sera e dell’Avvento di Fraternità 2025 saranno dedicate a questo obiettivo”, ha concluso mons. Marconi.

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